Acqua: in Sicilia rivolta anti-sabauda

In principio c' era la siccità. Siccità per modo di dire: la Sicilia dispone di una trentina d' invasi con la capacità di almeno un miliardo di metri cubi d' acqua. Ognuno dei suoi 5 milioni di abitanti potrebbe farci lunghe abluzioni. Ma ci sono invasi senza condotte, condotte senza invasi, autorizzazioni che mancano, collaudi parziali, tanto che una parte dell' acqua raccolta viene scaricata direttamente in mare. Fatto sta che nel 2002 Palermo rimane quasi completamente senz' acqua per un mese intero. Cattedrale occupata, guerriglia per le strade. Per l' emergenza idrica ci vuole un commissario, nella persona del governatore Totò Cuffaro. Ma Cuffaro non è solo: la struttura organizzativa è formata da 62 componenti, di cui 47 a tempo pieno, per non parlare dei consulenti e della commissione tecnica. In complesso, gli enti siciliani che si occupano di raccogliere e distribuire l' acqua, in parte commissariati o in liquidazione, sono una miriade: Eas, Esa, genio civile, consorzi di bonifica, enti locali e via enumerando. Tutti pubblici. Ma l' erogazione a giorni alterni continua a essere normale. «La popolazione siciliana in generale soffre della mancanza d' acqua, ma continua a prevalere una minoranza che vuole mantenere le cose come stanno, perché su queste disfunzioni si basa una fiorente economia collaterale», spiega Paolo Romano, ad della Società Metropolitana Acque Torino e anche di Acque Potabili (controllata da Smat insieme all' ex municipalizzata di Genova), che si è appena aggiudicata per 30 anni la gestione del servizio idrico nella provincia di Palermo, dopo un anno di barricate. «Noi però – fa notare con lieve accento sabaudo, che certo non lo aiuterà nella sua missione – vogliamo superare le disfunzioni, con una serie d' interventi infrastrutturali molto rapidi, anche grazie a 130 milioni di fondi europei che stavano per perdersi a causa dei ritardi nell' affidamento». Non sarà facile recuperare la situazione: nell' ottantina di Comuni che Acque Potabili andrà a servire, ce ne sono molti dove l' acqua esce dai rubinetti non più di un paio di volte alla settimana, con perdite del 50-60%, che spesso dipendono da allacciamenti abusivi. «Cercheremo di correggere morosità e abusivismi – precisa Romano – perché la nostra è una finalità imprenditoriale. Ma è sbagliato dire che siamo "dei privati": Acque Potabili è pubblica al 70% e Smat al 100%. Abbiamo un piano industriale da oltre 850 milioni di euro, di cui quasi 300 nei primi 5 anni, che realizzeremo mantenendo la tariffa media d' ambito attorno a 1,2-1,3 euro al metro cubo, com' è oggi». Strano. Nel suo grido di guerra contro l' invasore piemontese, combattuto a colpi di blocchi stradali che hanno impedito più volte lo svolgimento della gara, il padre comboniano Alex Zanotelli scrive a tutti i sindaci: «A Palermo si rischia di trasformare un bene così essenziale come l' acqua in merce» e ancora «per la nostra gente vuol dire che le bollette dell' acqua cresceranno del 100 o 200% e a chi si rifiuta di pagare verrà tagliata l' acqua». «Per questo le chiediamo – scrive Zanotelli – che quando i sindaci della provincia di Palermo si riuniranno lei si opponga alla privatizzazione dell' acqua in corso e voti a favore dell' acqua pubblica gestita da una società a totale capitale pubblico sotto l' occhio vigile dei cittadini». Che dire? Sarà sicuramente molto dura.

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