Cinque progetti di riconversione industriale, un trend comune che emerge dal Nord al Sud della penisola: l'energia da fonti rinnovabili è il nuovo Eldorado, ricco di sussidi pubblici e di prospettive di sviluppo, su cui le imprese italiane puntano per susperare la crisi. Le eco-riconversioni ormai non si contano e i casi illustrati qui sono solo alcuni esempi di una vera e propria rivoluzione industriale in atto, che sta trasformando il tessuto produttivo del Paese. Basta fare alcuni numeri per rendersene conto. Con oltre 140 MW fotovoltaici installati e un giro d'affari sugli 800 milioni di euro solo nel 2008, in Italia il solare ha messo a segno un tasso di crescita del 500% rispetto all'anno precedente. E le prospettive di crescita, dati i generosi incentivi del conto energia entrati in vigore l'anno scorso, sono esponenziali. Nel 2009 si prevede l'installazione di altri 250 MW fotovoltaici, con un fatturato di 1.200 milioni. Un discorso analogo si può fare per l'eolico, in crescita quest'anno dai 2.700 MW installati a fine 2007 ai 3.400 previsti a fine 2008, con potenzialità di raddoppio entro il 2012, malgrado i tempi lunghissimi delle autorizzazioni. Per i biocarburanti, l'obbligo di miscelazione al 2% nel 2008 fino al 5,75% nel 2010, entrato in vigore ad aprile, sta causando un analogo boom, che coinvolge anche il settore agricolo. E questi dati descrivono solo lo sbocco a valle della filiera. Ma si sta mettendo in moto qualcosa anche a monte. Sorgono impianti di produzione di celle fotovoltaiche, parte lo sviluppo di pannelli cosiddetti "organici", che fanno a meno del silicio – con la innovativa joint venture fra Erg e PermasteelIsa – e si fa strada un primo tentativo di sfornare anche in Italia del silicio policristallino (la materia prima necessaria per le celle) da parte di Silfab, un'azienda fondata nel 2007 che ha già raccolto 84 milioni d'investimento da due partner asiatici, per cominciare a produrre nel 2009 in uno stabilimento a Borgofranco d'Ivrea. Sul fronte dell'eolico, il colosso danese Vestas ha inaugurato in aprile una nuova linea di produzione di aerogeneratori vicino a Taranto. Per i biocarburanti, il progetto Mambo di Assocostieri è all'avanguardia nell'estrazione di olio dalle microalghe su scala industriale. In pratica, è un intero comparto che nasce e prende il posto di altre produzioni ormai decotte.
PRIOLO
Chiusure e dismissioni degli stabilimenti petrolchimici – che negli anni Sessanta avevano portato nel Siracusano sviluppo economico e drammatiche conseguenze ambientali – lasciano oggi spazio per nuove produzioni. In questo processo s’inserisce il progetto di una raffineria di biodiesel della famiglia di petrolieri romani Jacorossi: l’impianto Ecoil produrrà, per un investimento di 33 milioni di euro, 200mila tonnellate di biodiesel all’anno e soddisferà così l’obbligo di miscelazione di tutto il carburante utilizzato in Sicilia. Occuperà 21 addetti e farà da terminale a una filiera agricola di 400mila ettari di piante oleaginose, generando almeno altri 300 posti di lavoro. Non avrà impatti sul suolo o sulle acque né emissioni in atmosfera, essendo biodegradabili sia la materia prima sia i prodotti.
RUSSI
La riforma comunitaria dell’industria saccarifera comporta la chiusura degli zuccherifici Eridania Sadam – che producevano circa la metà dello zucchero italiano – e la necessità di riconvertire ad altre produzioni le aree dedicate alla bieticoltura. Gli zuccherifici di Russi (Ravenna), Avezzano (L’Aquila), Castiglion Fiorentino (Arezzo), Fermo e Villasor (Cagliari), verranno riconvertiti in centrali alimentate a biomasse e oli vegetali per la produzione di energia elettrica (potenza complessiva 164 MW) dalla società PowerCrop, una joint venture fra il gruppo Falck e il gruppo Maccaferri, proprietario degli zuccherifici originari. La riconversione, con entrata in esercizio nel 2011, comporterà un investimento di 5-600 milioni complessivi e il mantenimento di 70-80 posti di lavoro per ogni impianto, oltre all’indotto agricolo.
CAIRO MONTENOTTE
Grazie a un investimento di 30 milioni di euro dell’armatore genovese Messina, l’ex Ferrania si trasformerà in Ferrania Solis e produrrà celle, moduli e impianti fotovoltaici con fornitura “chiavi in mano”. Storica produttrice di materiale fotografico, Ferrania è in crisi come tutte le aziende del comparto, da Kodak a Polaroid: l’attività è ormai ridotta al minimo e su 450 dipendenti, 300 sono in cassa integrazione. E’ stata recentemente acquistata da una cordata composta da Messina, Malacalza e Gavio, ma in luglio il gruppo Messina ha rilevato le quote degli altri due per realizzare uno stabilimento di pannelli, di cui in Italia c’è fortissima domanda. Inizialmente, Ferrania Solis occuperà direttamente una settantina di persone.
SCANDICCI
L’impianto ex-Electrolux passa dai frigoriferi al fotovoltaico e all’eolico. Con un investimento di 45 milioni in tre anni Energia Futura, società controllata dal fondo italo-americano Mercatech e dalla famiglia Lanari, la produzione verrà riconvertita in 3 linee produttive per l’assemblaggio di pannelli fotovoltaici e una linea di fabbricazione di rotori eolici. I 370 lavoratori saranno reimpiegati in scaglioni tra gennaio 2009 e il terzo trimestre del 2010. Energia Futura è attiva in tutte le fonti rinnovabili: fotovoltaico (sta costruendo in Sicilia l’impianto più grande d’Europa), termodinamico (partecipa agli studi Enea per il progetto Archimede), idroelettrico, eolico e biomasse.
MARZABOTTO
L’idea di un polo energetico sulle ceneri della cartiera Burgo di Marzabotto nasce dal progetto di Dufenergy, braccio energetico del gruppo acciaiero Duferco, d’installare una serie di impianti specializzati nella produzione di energia per i picchi di domanda. Sui 12 ettari occupati dalla cartiera – un impianto di produzione ad altissimo impatto ambientale già abbandonato e quindi destinato al progressivo degrado – saranno installati diversi impianti energetici di piccola taglia, fra cui un campo fotovoltaico, una centralina idroelettrica e un ciclo combinato a gas, per una potenza complessiva di 60 MW.
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