Slovacchia: l’Enel in un vicolo cieco?

Parlare slovacco non basta. «Per concludere con successo un affare a Bratislava, è meglio sapere anche il ceco. E magari il russo». Questa è l' opinione di Karol Schlosser, grande finanziatore del nucleare cecoslovacco e titolare di due contratti di leasing che rischiano d' intralciare il passaggio definitivo della proprietà di due terzi di Slovenské Elektràrne dalla mano pubblica alle tasche di Enel. «Contratti come questi – spiega Schlosser – che complicano la struttura proprietaria delle centrali a cui Enel è interessata, ce n' è più d' uno: sono serviti, negli anni a cavallo della separazione della Slovacchia dalla Repubblica Ceca, a finanziare lo sviluppo del sistema elettrico del Paese». Prima della separazione, nel ' 93, Slovenské Elektràrne era un tutt' uno con Cez, la compagnia elettrica ceca che era sicura di ricomprarsi la sua quota in febbraio, nella gara poi vinta da Enel per 840 milioni di euro. Ora Enel è alle prese con le ultime battute dell' affare: a metà ottobre ha avuto l' approvazione del piano d' investimenti, dopo la crisi di fine agosto e la defenestrazione di Pavol Rusko: il ministro che ha accolto l' offerta di Enel al posto di Cez. In quell' occasione, il partito di Rusko è uscito dall' alleanza di governo e ora il premier Mikulàs Dzurinda governa con una coalizione di minoranza, incalzata dai nazionalisti di Vladimir Meciar per anticipare le elezioni ad aprile. Ma Enel, che rischia di vedersi sfumare l' affare sotto gli occhi in caso di un cambio di governo, spera di chiudere prima. «Stiamo cercando di districarci in queste complesse strutture proprietarie per staccare le centrali, come quella idroelettrica di Gabcikovo, che non sono comprese nel perimetro dell' acquisizione -, spiega Peter Mitka, superconsulente ceco di PriceWaterhouseCoopers, che ha guidato Enel nell' avventura slovacca – . Si tratta più che altro di questioni formali, che saranno sbrigate entro la fine dell' anno». A giudicare dalle ultime dichiarazioni di Fulvio Conti, amministratore delegato, i vertici di Enel sembrano convinti che l' affare sia pressoché concluso, tanto che hanno già trasferito a Bratislava 168 degli 840 milioni dovuti per il pagamento. Ma Mitka si dichiara all' oscuro dei contratti di leasing di Schlosser. Nel nuovo piano, Enel si è impegnata a investire ben 1,9 miliardi nello sviluppo della società, di cui almeno 1,5 andranno nel completamento dei due reattori nucleari di Mochovce, già costruiti a metà dalla ceca Cez prima della separazione fra i due Stati. Lo scoglio è lo scorporo dei due reattori di Jaslovské Bohunice (che dovranno essere dismessi entro il 2006-2008, nell' ambito degli accordi per l' ingresso nell' Unione Europea) e di tutte le pendenze pregresse sulla liquidazione del nucleare già in corso. Negli accordi di febbraio, il governo si è impegnato a scaricare Enel dagli oneri del Fondo di liquidazione, compreso il deficit del Fondo (390 milioni di euro), attualmente di pertinenza di Slovenské Elektràrne, che copre parte delle spese di liquidazione e paga al Fondo una tassa annuale di 70 milioni di euro. «Il governo ripete da mesi la sua intenzione di varare un decreto in questo senso – spiega Beata Balogova, direttrice dello Slovak Spectator – ma con tutte le grane che hanno, prima che si mettano d' accordo…». Ma il problema, forse, è un altro. Tutto il sistema nucleare cecoslovacco è stato costruito da Cez, in parte con finanziamenti russi: a partire da Jaslovské Bohunice e Mochovce, ora in Slovacchia, fino a Dukovany e Temelin, in Boemia. Cez è anche la casa madre di Skoda Praga, il braccio operativo del sistema atomico sovietico. «Su disegni russi – spiega Jozef Valach, esperto nucleare slovacco, che ha diretto per sette anni la centrale nucleare di Mochovce – Skoda ha costruito almeno una ventina di reattori in tutto l' Est Europa, simili a quelli attivi a Mochovce, di tipo VVER-440. Anche le due unità che Enel vorrebbe completare a Mochovce per compensare lo spegnimento dei due reattori di Jaslovske Bohunice sono dello stesso tipo. Tutte le componenti principali sono già installate, mi meraviglierebbe che Enel possa continuare la costruzione senza richiamare in azione le aziende ceche e russe che hanno cominciato vent' anni fa». Per Enel le prossime mosse saranno decisive. «Il problema non è solo la chiusura dell' acquisizione di Slovenské Elektràrne», fa notare Schlosser, che ha partecipato al finanziamento di diverse centrali nucleari e ora sollecita il riscatto dei due contratti di leasing prima del perfezionamento delle trattative con il governo di Bratislava. «Se Enel, come sembra, vuole continuare a partecipare alle privatizzazioni del nucleare in Est Europa, sarà bene che si metta in comunicazione con il sistema atomico russo, svincolandosi dai suoi rapporti di sudditanza con i francesi». Un' opinione che serpeggia anche fra i banchi del Parlamento slovacco e che potrebbe rimettere in discussione tutto se a Roma qualcuno non aprirà bene le orecchie.

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