Croazia, nuova frontiera della rete

Una nuova frontiera elettrica, che porterà l' Italia a confinare con la Croazia, saltando i vicini sloveni, potrebbe nascere ben presto dalle opportunità aperte con il via libera ministeriale alle merchant lines, le linee private d' interconnessione elettrica con l' estero per importare energia a basso costo. «Ci sono voluti cinque anni per partorire questo decreto – commenta Alessandro Clerici, responsabile del gruppo di lavoro sulle infrastrutture elettriche di Confindustria – ma ora finalmente i progetti bloccati dal vuoto normativo potranno andare in porto». Di progetti ne sono stati presentati ben 48, a suo tempo, all' esame del gestore della rete. Ma non tutte queste manifestazioni d' interesse sono destinate a realizzarsi: il decreto, già firmato dal ministro Claudio Scajola ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, spazza via l' ordine di lista precedente e impone di passare attraverso le forche caudine di Regioni e Comuni prima di ottenere la concessione. Gianni Locatelli, presidente di Trafigura Italia (società olandese leader mondiale nel trading di idrocarburi), ha discusso la settimana scorsa con Riccardo Illy, presidente del Friuli-Venezia Giulia, il suo progetto d' interconnessione con la Croazia, che metterà in collegamento la rete italiana con quella balcanica, dove arriva la corrente a buon mercato dalla Bulgaria e dalla Romania, oltre che dall' Ungheria e dalla Slovacchia. Il cavo sottomarino, progettato dalla Pirelli, potrebbe diventare così uno snodo essenziale per l' importazione di elettricità dai Balcani e dal Centro Europa, dove l' Enel si sta costruendo un impero nel nucleare. «Aumentare l' interconnessione con l' Est – commenta Locatelli, già direttore del Sole 24 Ore e della Rai – servirà anche a loro, prima o poi». La linea, concepita in partnership con la triestina Acegas e con il colosso croato delle infrastrutture Montmontaza, dovrebbe partire dalla stazione elettrica di Planais, nella Bassa Friulana, e inabissarsi nella laguna di Marano, per riemergere sulla costa croata a Punta Salvore, proprio a ridosso del confine con la Slovenia, e allacciarsi alla rete croata dell' alta tensione a Pisino, nel centro della penisola istriana. «In Croazia – fa notare Locatelli – un megawattora costa sui 35-40 euro, in Italia ormai siamo a 70, praticamente il doppio». Ma il progetto Trafigura-Acegas non è unico. Altri vorrebbero attaccare la spina in Slovenia, a sua volta terra di passaggio e di prezzi modici. Un consorzio paritetico italo-sloveno si è formato attorno alla compagnia slovena Istrabenz e a Iris, l' ex municipalizzata di Gorizia, con la partecipazione della Rete Ferroviaria Italiana, per collegare con appena 16 chilometri di cavo interrato le sottostazioni elettriche ferroviarie di Vrtojba (a Sud di Nova Gorica) e di Redipuglia (a Nord di Monfalcone). Anche su quest' idea il governatore Riccardo Illy è stato già consultato. Più a Nord, Energia del gruppo Cir (De Benedetti), ha un progetto d' interconnessione con l' Austria fra Udine e Arnoldstein. «Fra Italia e Austria c' è solo una linea di collegamento, la Lienz-Soverzene: noi vorremmo aggiungerne almeno un' altra, sfruttando le infrastrutture già esistenti», spiega Mario Molinari di Energia. Per la compagnia elettrica di De Benedetti non c' è necessità di trovare un partner oltre confine, visto che è già partecipata al 40% da Verbund, la più grossa azienda elettrica austriaca.

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