Cade Gheddfi e risorge il Cane a sei zampe

Cade Gheddafi e risorge il Cane a sei zampe. La svolta nella rivoluzione libica ha dato una spinta al titolo Eni a Piazza Affari, con sbalzi anche del 10%. E non stipisce, visto che il gruppo di San Donato, a differenza delle compagnie britanniche e statunitensi, non ha mai abbandonato le operazioni in Libia, neppure durante gli anni dell'embargo. E fino all'esplodere della guerra civile era il maggiore partner straniero nel settore degli idrocarburi, con un piano di investimenti da 25 miliardi per i prossimi dieci anni. Dalla Libia il cane a sei zampe otteneva oltre il 13% del fatturato, grazie a una produzione di oltre 280mila barili equivalenti petrolio al giorno. E tornare ad operare nel Paese alle stesse condizioni di un tempo sarebbe un bel colpo. Tanto per fare un esempio, sono mesi ormai che il grande gasdotto Greenstream, che porta il gas dalla Libia all’Italia, è chiuso e svuotato. Da lì nel 2010 erano transitati 9,4 miliardi mc di gas, pari all’11% dei consumi nazionali.

«Sicuramente si riapre un mercato che per noi si era interrotto – ha detto il presidente dell’Eni, Giuseppe Recchi – e che rappresentava il 13% del nostro fatturato ma soprattutto dal punto di vista del Paese si riapre una fonte di materie prime di gas e di petrolio». «Un conflitto che con l'interruzione della fornitura di materie prime ci penalizzava particolarmente – ha aggiunto Recchi – perché serviva a garantire il fabbisogno italiano. Ma il fattore più positivo è soprattutto che si interrompe una guerra, per cui – ha concluso Recchi – dal punto di vista umanitario è una soluzione che tutti auspicavamo succedesse in fretta».

 Ma la partita in questo momento è molto delicata. I vertici dell'Eni hanno aperto da tempo un canale di dialogo con il Consiglio transitorio di Bengasi, ma non è ancora chiaro quali saranno gli equilibri destinati a prevalere. Il governo di Gheddafi aveva bloccato la produzione e l’esportazione di greggio sia per problemi connessi alla rivolta sia per ritorsione nei confronti dei Paesi Occidentali. Si ritiene che la Libia abbia ancora riserve per 44 miliardi di barili di greggio. Un ritorno alla normalità sarebbe determinante anxhe per far scendere il prezzo del petrolio. .