Le vie della mobilità sostenibile sono (quasi) infinite

Dall'auto elettrica alla bicicletta, dal car-sharing ai mezzi pubblici: le vie della mobilità sostenibile sono (quasi) infinite. L'importante è ridurre l'inquinamento dei motori a combustione interna nelle aree più densamente popolate, quelle dove oggi si concentra maggiormente. Se è vero che le città, come dice l'economista di Harvard Ed Glaeser, sono la migliore invenzione dell'umanità, è anche vero che rischiano di diventare invivibili se non si applicheranno soluzioni di mobilità intelligente, nella prospettiva di una rapida crescita della popolazione urbana: saremo 9 miliardi nel 2050, all'80% concentrati nelle metropoli. E quindi cerchiamo di non soffocarle con i nostri tubi di scappamento.

"In centro senza la macchina!" è appunto lo slogan della European Mobility Week, che si svolge dal 16 al 22 settembre e a cui partecipano 25 città italiane. Per aderire, bisogna dimostrare di aver adottato una qualsiasi misura in favore del trasferimento permanente di spazi urbani dalle auto ai pedoni, alle bici o al trasporto pubblico. E questo sta diventando il punto centrale dell'azione di molti sindaci che dettano l'agenda della sostenibilità in Europa e oltre. La vivibilità cittadina, infatti, non si compone di una singola misura, ma di una serie di buone pratiche applicate a tappeto per molti anni. E' il caso di Zurigo, che vanta una ripartizione modale del 63% su trasporto pubblico e solo del 25% su auto privata, o di Copenhagen, dove il 36% della mobilità urbana si risolve con la bici (26% in auto), ma anche di New York, dove un fiume di pendolari si riversa su Manhattan via treno o via traghetto. I tre modelli sono diversi, ma puntano nella stessa direzione: abbassare il più possibile la quota di auto private circolanti nello spazio urbano. All'altro capo della graduatoria, in Europa, si collocano Torino e Palermo, con una prevalenza del 79 e 78% dell'auto privata sulle altre opzioni di mobilità, contro il 5 e il 9% del trasporto pubblico. Milano è una via di mezzo, con il 47% di auto private nella ripartizione modale, non lontano da Roma (53%), Madrid (48%) e Budapest (46%). Tra i casi più virtuosi, oltre a Zurigo e Copenhagen, troviamo Berlino e Vienna (31%).

A New York, solo il 24% dei pendolari usa la macchina per arrivare in ufficio: il 41% usa la metropolitana, il 12% l'autobus e gli altri vanno in bici, in treno o in traghetto. La metropolitana è talmente importante per gli abitanti della Grande Mela, che è sempre in funzione, 24 ore su 24, così come il treno dei pendolari che viene dal New Jersey, il Path. I newyorkesi macinano complessivamente oltre 18 miliardi di miglia sui mezzi pubblici ogni anno, contro i 2,8 miliardi degli abitanti di Los Angeles e i 2,2 miliardi dei cittadini di Chicago. L'alta incidenza dei trasporti pubblici sulla mobilità cittadina ne fa una delle città più efficienti del mondo industrializzato: il consumo pro-capite di idrocarburi equivale alla media americana del 1920.

Stesso discorso vale per Zurigo: la capitale finanziaria della Svizzera è considerata un modello a livello globale per la funzionalità dei suoi mezzi pubblici, che attirano il 63% degli spostamenti. Questa prevalenza è stata ottenuta migliorando costantemente l'offerta e coordinando le 41 diverse compagnie di trasporti pubblici di tutta la regione, che insieme gestiscono 262 linee, per 2300 chilometri complessivi, con un unico biglietto comune. Corine Mauch, prima donna e primo sindaco apertamente gay a guidare la più grande città elvetica, ha incentrato sul trasporto pubblico la sua campagna elettorale nel 2008, promuovendo un referendum per ancorare nella Costituzione cittadina il concetto di società a 2000 watt, passato a larga maggioranza. Mauch applica una politica sempre più restrittiva sui parcheggi in centro, dove ormai si può lasciare la macchina solo per un'ora, pagando tariffe salatissime e con la certezza di una multa in caso di inadempienza. Copenhagen, la città campione mondiale della bici, dove solo il 26% dei tragitti cittadini si copre in auto, non è da meno: la difficoltà di lasciare la macchina e la certezza della pena rappresentano un deterrente formidabile per gli automobilisti. Ma in ultima analisi, quello che conta di più è la fierezza degli abitanti nel perseguire uno stile di vita che rende l'aria più respirabile e consegna ai posteri una metropoli dove fa piacere abitare.

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    Bisognerebbe anche iniziare a cambiare le nostre abitudini in termini di mobilità urbana.
    Ad esempio non utilizzare la propria auto per andare a lavoro, ma condividerla (perchè no?) con i propri colleghi o con chi fa lo stesso nostro percorso ogni giorno.
    Si decongestiona il traffico, si risparmia e si inquina meno 😉

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