Cina batte Usa 52 a 42 gigawatt nella top ten del vento

Cina batte Usa 52 a 42. Gigawatt. Nella top ten dell'energia del vento si allarga il divario fra i primi due sul podio, con l'eolico cinese in crescita a colpi di 8 gigawatt in più ogni sei mesi, come dire un'aggiunta di tutta la capacità installata in Italia maggiorata del 20%. Basta un solo parco eolico cinese, quello di Jiuquan, nel Gansu, sulla via della seta, per battere con i suoi 5.160 megawatt l'intera potenza eolica del Regno Unito. Ma anche senza arrivare a queste dimensioni estreme, è chiaro che la carica del dragone non ha eguali. Per la World Wind Energy Association, Pechino continuerà a dominare il mercato, che ha ripreso a crescere con rinnovato vigore. Dopo la Cina, si piazzano Stati Uniti, Germania, Spagna e India, che insieme hanno il 74% della capacità globale. L'associazione ha appena rialzato le stime sulla nuova potenza installata per il 2011, che dovrebbe arrivare a 45 gigawatt in più a livello mondiale, portando il totale installato oltre i 240 gigawatt, capaci di soddisfare il 3% della domanda globale, contro i 196 gigawatt di fine 2010.

Le previsioni positive della Wwea corrispondono all'ottimismo dell'European Wind Energy Association, secondo cui al 2020 l'eolico potrebbe soddisfare il 15% del fabbisogno elettrico europeo, soprattutto grazie alla crescita della capacità offshore. Quest'anno, le maxi-commesse sono ripartite dopo un lieve rallentamento nel 2010: da Edf che ha ordinato a Vestas 1000 megawatt di turbine in consegna entro il 2014 a Bp che ha siglato un accordo da oltre 750 milioni di dollari con Ge per l'acquisto di 350 turbine onshore da 560 megawatt complessivi, che entreranno in funzione a fine 2012. Per l'offshore, Vestas ha invece annunciato una contratto con E.on per 267 megawatt di turbine da installare in acque inglesi e svedesi. Attualmente, l'eolico fornisce il 5,5% dell'elettricità europea: nel 2010 ha prodotto 182 terawattora, da una potenza cumulativa installata di 84,3 gigawatt. Numeri destinati a triplicare nel decennio in corso, in cui sono già in campo investimenti in parchi eolici per 192 miliardi di euro. Al 2020, dunque, il vento potrà soddisfare il 15,7% del fabbisogno elettrico europeo, secondo l'Ewea, producendo 581 terawattora da 230 gigawatt di potenza installata. Uno scenario che vede l'energia del vento crescere leggermente più di quanto previsto dai piani nazionali dei vari Stati membri, secondo cui l'eolico si fermerebbe a 213 gigawatt di potenza, arrivando al 14% del mix elettrico europeo.

Dei 230 gigawatt previsti dall'Ewea al 2020, ben 40 saranno in mare. Tra gli Stati membri in cui si prevede che l'energia del vento cresca di più, infatti, ci sono la Germania, la Francia, la Spagna e il Regno Unito, tutti Paesi con coste più basse e mari più ventosi dei nostri. In Italia, dove scarseggiano le risorse offshore, si prevede che l'eolico passi dai 6,5 gigawatt attuali ai 15,5 nel 2020, dei quali 500 in mare: in base a queste stime, il mercato italiano dovrebbe installare nuove turbine per circa 1 gigawatt all'anno. Ma in realtà il ritmo di crescita oggi è molto rallentato dall'incertezza normativa, tanto che l'Associazione Nazionale Energia del Vento è preoccupata di vedere l'Italia, attualmente al sesto posto nella top ten, scavalcata da Francia e Regno Unito già entro la fine del 2011.

L'eolico italiano, intanto, cresce all'estero. L'anno scorso, secondo uno studio di Althesys, le imprese italiane hanno ottenuto autorizzazioni per realizzare impianti eolici all'estero per 850 megawatt, contro i 287 megawatt del 2009. E nei primi sei mesi del 2011 hanno realizzato 13 operazioni, comprensive di nuovi impianti e acquisizioni di altri operatori, per un totale 694 megawatt e 920 milioni di investimenti.

"Fino al 2009, l'eolico italiano cresceva a colpi di 1,2 gigawatt all'anno e prevedevamo di andare avanti così, ma con il taglio degli incentivi e l'incertezza subentrata l'anno scorso la situazione è radicalmente cambiata", spiega Simone Togni, presidente dell'Anev. Nel 2010 la crescita si è fermata a 900 megawatt e quest'anno probabilmente non si andrà oltre i 6-700 megawatt, chiudendo l'anno a quota 6,5 gigawatt. "A questo ritmo non riusciremo a centrare nemmeno il target di 13 gigawatt al 2020, fissato dal piano di sviluppo del governo", prevede Togni. Il problema è soprattutto l'incertezza. "Mancano i decreti attuativi alla legge varata in marzo e finché non si capirà come evolve l'incentivazione possono permettersi di lanciare nuovi progetti solo i grandi gruppi, che hanno sufficiente denaro in cassa o beni tali da accendere un mutuo corporate. Restano invece bloccate le operazioni di finanziamento bancario, in cui i soldi vengono erogati sulla base di precisi calcoli relativi alla remunerazione dell'investimento", precisa Togni. Per questo, la carica dell'eolico italiano si è fermata e non riprenderà finché non saranno varati i nuovi decreti, previsti entro fine anno. "Confidiamo che i decreti riportino a livelli bancabili il valore degli incentivi, che negli ultimi quattro anni sono stati tagliati del 40%", afferma Togni.

L'eolico italiano, intanto, cresce all'estero. L'anno scorso, secondo uno studio di Althesys, le imprese italiane hanno ottenuto autorizzazioni per realizzare impianti eolici all'estero per 850 megawatt, contro i 287 megawatt del 2009. E nei primi sei mesi del 2011 hanno realizzato 13 operazioni, comprensive di nuovi impianti e acquisizioni di altri operatori, per un totale 694 megawatt e 920 milioni di investimenti.