Fallimenti a catena, licenziamenti, taglio degli incentivi e crollo verticale del valore delle società, che nel 2011 hanno perso oltre 30 miliardi di dollari in Borsa. Il settore fotovoltaico mondiale, che l'anno scorso ha messo a segno complessivamente il miglior risultato della sua storia, grazie all'avvio di nuovi impianti per un totale di 28 gigawatt (+67% rispetto al 2010), è sconvolto dalla potente frenata di fine anno, dal calo del prezzo dei pannelli e dall'agguerrita concorrenza. In base ai dati di Solarplaza, la capitalizzazione delle 10 maggiori società quotate si è contratta di 16,5 miliardi di dollari in pochi mesi. E anche in Italia si sente la crisi.
L'americana Memc ha fermato lo stabilimento di Merano e la giapponese Mitsubishi sta riducendo drasticamente la sua presenza, dopo aver mandato a casa il numero uno della divisione fotovoltaica Gualtiero Seva. Il distretto padovano della green economy, con cinquemila addetti, sta perdendo Solon, che ha chiuso la linea di produzione delle celle e messo in cassa integrazione 80 dipendenti. Il gruppo tedesco, uno dei pionieri del settore, ha portato i libri in tribunale a dicembre e ora si parla di un interesse da parte della società emiratina Microsol. Fallimento anche per la rivale Solar Millennium mentre Q-Cells, un altro colosso tedesco del sole, è finita in mano ai creditori. Sumco, primo produttore fotovoltaico nipponico, ha appena annunciato l'uscita dalla lavorazione del silicio e sta per licenziare 1300 dipendenti, il 15% della sua forza lavoro. La britannica Bp ha deciso di uscire dal fotovoltaico, dov'era entrata 40 anni fa, e di smantellare la sua Bp Solar, come Nuon, controllata dalla svedese Vattenfall, che ha messo in vendita il ramo solare.
In Italia, il settore sta soffrendo anche per l'ennesima variazione normativa, contenuta nel decreto liberalizzazioni, che segna la fine degli incentivi per gli impianti a terra sui terreni agricoli, con una moratoria di 12 mesi per gli impianti inferiori a 1 megawatt, il cui iter autorizzativo sia partito prima dell'entrata in vigore del decreto. I rappresentanti dei produttori e installatori nazionali di pannelli sottolineano che "la mancanza di indirizzi chiari rischia di allontanare definitivamente gli investitori". Anche gli agricoltori di Confagricoltura hanno preso posizione contro l'inatteso stop, criticando apertamente il blocco agli impianti di piccole dimensioni e quello retroattivo per i grandi parchi sopra 1 megawatt, che erano fatti salvi dalla precedente normativa purché in funzione entro il marzo 2012.
Proprio nel 2011, paradossalmente, l'Italia è diventata il primo mercato mondiale del solare, con 9 gigawatt installati contro i 7,5 della Germania. Dietro il tandem italo-tedesco, che nel 2011 ha rappresentato quasi il 60% dell’installato mondiale, spicca il risultato della Cina con 2 gigawatt entrati in funzione nell'anno, seguita da Usa, Francia e Giappone. Il Vecchio Continente resta comunque la regione guida del fotovoltaico, con quasi 21 gigawatt connessi alla rete l'anno scorso. In Italia, il fotovoltaico ha coperto nel 2011 il 3,5% della richiesta di energia elettrica, mentre nel 2012 la produzione solare dovrebbe arrivare a soddisfare il 6% della richiesta.
Ma il taglio agli incentivi previsto nel decreto liberalizzazioni non è l'ultimo in vista. "Il governo ha indicato in 6-7 miliardi all'anno il tetto degli incentivi per il solare fotovoltaico e già l'incertezza della dizione 6-7 miliardi come tetto massimo sta provocando non pochi dubbi, perché molte banche cautelativamente si assestano sul valore inferiore", spiega Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club. Resta da chiedersi quando si raggiungeranno queste soglie. Con il ritmo di 3 gigawatt all'anno di potenza installata si raggiungerebbe il tetto di 6 miliardi all'anno attorno alla metà del 2012 e i 7 miliardi alla fine del 2013. Se l'installato annuo si fermasse a 2 gigawatt, il primo step sarebbe raggiunto a fine 2012, mentre i 7 miliardi all'anno a fine 2014. "In relazione ai valori di potenza installata, il mercato italiano potrà dunque contare ancora su incentivi per un periodo oscillante tra 1,5 e 3 anni. Se il mercato viaggerà su potenze elevate, oltre i 3 gigawatt all'anno, per evitare un blocco totale degli incentivi è possibile che venga proposta una loro rimodulazione", precisa Silvestrini. E' chiaro dunque che ci si dovrà confrontare nel medio periodo con un contesto in cui il solare dovrà camminare sulle proprie gambe. Una prospettiva a cui molte aziende del settore farebbero bene a prepararsi.