Il fagiolino magico stavolta non porta al tesoro

Per colpa di un fagiolino magico, che
si coltiva soltanto in India, tremano gli imperi petroliferi del
mondo. I prezzi del guar, con cui si produce un collante essenziale
per le nuove tecnologie estrattive del gas da scisti, sono in fiamme
sul mercato delle materie prime agricole di Jodhpur, nel Rajasthan.
Le quotazioni del fagiolino, un tempo usato solo come addensante per
l'industria alimentare, sono salite da un migliaio di dollari per
tonnellata nel 2010 ai 5mila di fine 2011, per poi schizzare oltre i
20mila quest'estate, tanto da dover sospendere per eccesso di rialzo
i contratti future, che sono ancora fermi. Ora le quotazioni spot
sono un po' calate, ma si riaccendono ogni volta che si accenna a
riavviare il mercato dei futures.

Guar

Il seme della discordia, del tutto
simile ai nostri fagiolini, era considerato un prodotto poco
rilevante dell'agricoltura indiana: il suo alto contenuto di amido
veniva sfruttato macinandolo fino a ottenere una farina giallastra,
che mischiata all'acqua diventa collosa. Molto usata nella
gastronomia locale, al massimo faceva comodo all'industria alimentare
e cosmetica, come addensante. Ma da quando si è trasformata in uno
degli ingredienti principali della miscela che viene iniettata nelle
rocce argillose per estrarre idrocarburi non convenzionali, il suo
destino è cambiato. "Raffinando la gomma di guar si ottiene un
gel capace di trasportare molto lontano la sabbia destinata a
fratturare le rocce, per far passare il gas imprigionato
nell'argilla", spiega Emmaniel Butstraen, presidente di
Novecare, la società di Rhodia (gruppo Solvay) che è il primo
produttore mondiale del gel miracoloso. Da un paio d'anni, quindi, la
gomma di guar è associata alla tecnica di fratturazione idraulica,
che grazie alla perforazione di pozzi orizzontali riesce a sfruttare,
soprattutto negli Stati Uniti ma anche in Europa, un'enorme massa di
gas prima impossibile da estrarre. Dal 2010, la produzione di gomma
di guar è raddoppiata da 250mila tonnellate a 480mila tonnellate
all'anno. Ma l'industria petrolifera ha considerato il raddoppio
ancora insufficiente e a fine 2011 è piombata nel panico,
cominciando a fare incetta del fagiolino magico. I prezzi sono
esplosi e le autorità indiane hanno reagito con il divieto di
esportazione dei semi di guar, che gli agricoltori locali non
riuscivano più a trovare sul mercato.

Ora la semina record, grazie al monsone
favorevole, dovrebbe dare ottimi risultati: si prevede un raccolto di
1,5-1,8 milioni di tonnellate, il 20-25% in più rispetto alla
passata stagione. E' probabile, quindi, che il prezzo dei semi di
guar scenderà attorno ai 4-5mila dollari la tonnellata, una festa
per gli agricoltori abituati a venderli a un quinto, ma un disastro
per chi aveva fatto incetta quando le quotazioni erano al massimo,
come Halliburton, una delle maggiori società mondiali di servizi per
l'industria petrolifera. L'azienda americana ha accusato una forte
contrazione degli utili nel terzo trimestre (-11,8%) dovuta in gran
parte proprio a questa scommessa persa. "Abbiamo comprato troppo
guar quando era al top delle quotazioni e lo abbiamo strapagato",
ha ammesso l'amministratore delegato David Lesar, assumendosi tutta
la responsabilità dell'errore. Stavolta il fagiolo magico non lo ha
portato, come quello di Jack, a trovare un tesoro.