La morte della geografia sembrava
ineluttabile. Ma così come la carta, le stampanti e i viaggi di
lavoro, anche la geografia è rimasta a farci compagnia, anziché
soccombere alle tecnologie digitali. E ora si prende la rivincita,
con la fioritura dei dati di geolocalizzazione, elevati a prezioso
terreno di caccia per un settore in rapido sviluppo. Nel 2017 il
volume del traffico dati in mobilità sarà cresciuto di 21 volte
rispetto al 2011, secondo le previsioni di Ericsson. Nei prossimi 5
anni, il numero di smartphone in circolazione è destinato a
triplicare da 1 a 3 miliardi e i tablet a raddoppiare
abbondantemente, da 3 a 7 milioni. Tutti questi apparecchi saranno
continuamente connessi a Internet e perennemente in movimento,
generando un'enorme richiesta di informazioni locali. Gli strumenti
del web 2.0, in definitiva, esaltano piuttosto che appiattire le
peculiarità di un territorio, rendendolo più ricco attraverso le
applicazioni mobili, che offrono la possibilità immediata di
costruire intorno a sé una rete di contatti per soddisfare esigenze
culturali, di shopping, business, svago, ristorazione e socialità.
La crescente mobilità amplia le necessità d'informazioni
geolocalizzate invece che ridurle. E le opportunità commerciali
aumentano per chi si rende rintracciabile su una mappa virtuale.
Da qui parte la corsa ai dati per
fornire mappe sempre più sofisticate e precise, con ampio dispendio
di mezzi. La gara a due, fra Google e Nokia, è diventata una gara a
tre, con Apple che dopo aver bandito Google Maps dai suoi apparecchi
ora sta cercando di mettere a punto una cartografia autonoma, finora
ampiamente carente rispetto a quella del grande rivale. La caccia ai
dettagli si fa sempre più estrema: Google ha già prodotto versioni
in 3D di una ventina di aree metropolitane e Nokia ha mappato oltre
5000 interni di costruzioni complesse, come aeroporti o centri
commerciali, in 40 Paesi. La raccolta di tutti i questi dati comporta
investimenti enormi. Nokia ha dotato di strumenti di misurazione
laser la sua flotta di auto per rendere più precisa la mappatura.
Google, oltre alle auto che fotografano il mondo dal basso, mantiene
anche una flotta di aerei per riprenderlo dall'alto. E tutto ciò
solo per costruire l'ossatura del sistema. La riproduzione delle
caratteristiche fisiche di un territorio non serve a nulla, se non
viene riempita di contenuti: le strade con i sensi unici e la
situazione del traffico sempre aggiornata, stazioni ferroviarie con i
link agli orari dei treni, fermate della metropolitana o del bus con
le linee che ci passano, musei con gli orari d'apertura, ristoranti
ed esercizi commerciali con il gradimento degli utenti, cinema e
teatri con le informazioni sul programma e via dicendo. Google Maps,
con la sua enorme diffusione, ha il vantaggio di attirare l'interesse
spontaneo degli utilizzatori, che riempiono le sue mappe di
contenuti, caricando milioni di foto, scrivendo commenti e
aggiungendo strati sempre nuovi d'informazioni al cosiddetto
"geoweb". Stesso discorso vale per le imprese che si basano
sui servizi di geolocalizzazione per far funzionare il proprio
business, dall'applicazione per trovare il taxi più vicino a quella
per individuare un locale dove cenare.
Ma la grande sfida dell'intelligenza
geografica si spinge oltre la mappatura del territorio: con la rapida
diffusione di sensori smart, saremo presto capaci di vedere e sentire
in diretta quel che succede sul territorio. Di più. "L'obiettivo
ultimo delle è sfruttare la capacità di analisi di questa
intelligenza distribuita per automatizzare delle reazioni, che una
volta erano appannaggio di un operatore", spiega Lorenzo Fiori,
Chief Technology Officer di Finmeccanica. Nel nostro futuro ci sono
sensori in grado di spegnere l'illuminazione pubblica quando non
serve o di allertare le forze dell'ordine in presenza di clamori
anomali su una piazza deserta, di avvertire lo smottamento prima che
arrivi in paese o di segnalare l'ingorgo in tempo utile per uscire
dall'autostrada. "In realtà queste tecnologie sono utilizzate
già oggi, qua e là, ma spesso manca un approccio architetturale più
ampio, per cui restano iniziative isolate, che da sole servono a
poco", precisa Fiori. Nel 2020, secondo le stime di Cisco, ci
saranno 50 miliardi di apparecchi di varia natura interconnessi a
livello globale. Oggi sono solo 100 milioni, lo 0,2%. "Per ora
si procede ancora in ordine sparso, soprattutto in Italia, dove il
campanilismo degli enti locali è molto spinto. In Nord Europa c'è
un approccio più strutturato. Ma speriamo di correggere il tiro con
i prossimi appalti sulle smart cities", auspica Fiori. Con
l'interconnessione e l'interoperabilità di queste tecnologie avremo
un sistema nervoso centrale della Terra al nostro servizio. Il meglio
deve ancora venire.
20 milioni di utenti registrati e 2
miliardi di check-in in 750mila locali. In tre anni di attività il
social network di Dennis Crowley ha conquistato il mondo con una
semplice app di geolocalizzazione, trasponendo su scala planetaria
quel che una volta si faceva solo sul posto: farsi vedere nei locali
di tendenza. Basta un click sullo smartphone per notificare di
esserci all'universo mondo, magari attirando nello stesso luogo gli
amici di passaggio. Se ci si torna spesso, si può diventare
addirittura il "re" del locale. E il giochino continua, con
mille nuove trovate per far girare la voce e i consumi.
L'idea del carpooling è ben più
vecchia degli smartphone, ma oggi può diventare molto più facile
con un'app di geolocalizzazione, come quelle usate dai tedeschi di
Carpooling.com, dai francesi di BlablaCar o dagli americani di
Zimride. Il sistema mette in contatto via smartphone chi offre un
passaggio e chi lo cerca nelle vicinanze, con tutti i dettagli del
caso, compresa la reputazione dei due contraenti, costruita sul
gradimento ottenuto nel dare e ricevere passaggi. Nel 2012
Carpooling.com ha trasportato 1 milione di persone al mese in tutta
Europa, attirando un investimento da Daimler di 10 milioni di euro.
Quando manca la farina in casa, a chi
mi rivolgo? Al vicino, ovviamente. E se la sua porta è chiusa e non
conosco nessun altro? Basta logarsi su NextDoor, un social network
pensato per mettere in contatto via smartphone le persone di una
certa comunità. Se perde il rubinetto e ho bisogno di un buon
idraulico oppure mi serve una babysitter per stasera, basta lanciare
un appello su NextDoor, dove posso leggere nomi e cognomi reali dei
residenti in zona, verificati con strumenti di geolocalizzazione. Il
servizio, un incrocio tra Facebook e CraigsList, è nato l'anno
scorso a San Francisco ed è già diffuso in 200 comunità in Nord
America.