Il web delle macchine intelligenti per tagliare i consumi

Il 90% di tutti i dati presenti nel
mondo è stato generato negli ultimi due anni. Sfruttando questi
dati, si potrebbe migliorare l'efficienza di interi settori
industriali. Prendiamo l'aviazione civile: tagliare appena l'1% del
carburante bruciato in un anno dal traffico aereo globale equivale a
togliere dalla circolazione oltre 1 milione di auto o a piantare 1
milione e 300mila alberi, risparmiando, strada facendo, 2 miliardi di
dollari. Ma le inefficienze delle compagnie aeree sono ben superiori:
nel corso di un qualsiasi volo, si calcola uno spreco medio del 20%
in termini di tempi di viaggio e utilizzo di carburante.

Migliorare si può: con l'applicazione
di sensori nei punti strategici, per ottimizzare il dialogo fra
macchina e macchina, oltre che fra uomini e macchine, Alitalia è
riuscita a tagliare l'1,5% dei consumi di carburante, solo nel primo
anno di collaborazione con General Electric. Come? Con 145 aerei e
16.000 voli al mese, la flotta di Alitalia produce ogni mese oltre 15
giga di dati. Mettendo in relazione fra loro tutte queste
informazioni, per migliorare il dialogo fra macchine, sono state
individuate modifiche specifiche alle procedure di volo, che le hanno
rese più efficienti, con un risparmio di 15 milioni di dollari sui
costi di carburante solo nel primo anno. E considerando che per una
compagnia aerea il carburante rappresenta fino al 40% dei costi
operativi, le potenziali ricadute economiche sono ben più vaste.

Maxresdefault

"Una rete aperta e globale per
collegare persone, dati e macchine, potrebbe contribuire al Pil
europeo con qualcosa come 2,2 trilioni di euro entro il 2030",
spiega Marco Annunziata, chief economist di General Electric. Questa
rete, che Annunziata chiama industrial internet, sta già nascendo
sotto i nostri occhi, con lo sviluppo di un dialogo sempre più
vivace e interconnesso fra le macchine con altre macchine, con le
persone e con il web. "Macchine più intelligenti e integrate
con le reti digitali cambieranno radicalmente il nostro stile di
vita, fornendo maggiore velocità ed efficienza a tutti i servizi che
ci circondano", prevede. Mentre la prima frontiera di internet è
riuscita a dar voce agli individui, quella successiva non solo
attribuisce a ogni macchina una voce, ma anche qualcosa d'importante
da comunicare e l'intelligenza analitica per prevenire i problemi e
fornire le informazioni giuste alle persone giuste nel momento
giusto, in modo tale che le macchine che fanno muovere il mondo
possano diventare più efficaci.

"L'Europa si trova in una
posizione ottimale per cogliere i frutti di questa nuova rivoluzione
tecnologica, che potrebbe dare impulso alla crescita economica,
rafforzando nel contempo la sua posizione su un mercato globale
sempre più competitivo", precisa Annunziata. Il Vecchio
Continente, infatti, ha mancato il balzo di produttività del sistema
industriale americano, che ha messo a segno progressi del 3% all'anno
fra il '96 e il 2004, stimolato dal crescente utilizzo delle
tecnologie informatiche, mentre l'Europa restava sotto l'1%. "Ora
potrebbe essere la volta buona, per cogliere la seconda ondata
dell'innovazione", spera Annunziata. La capacità di mettere i
dati a fattor comune consentirà a compagnie aeree, trasporti
ferroviari, ospedali, industrie manifatturiere e compagnie
energetiche di lavorare meglio, riducendo i costi e tagliando gli
sprechi nei principali settori, con ricadute economiche e ambientali
di vasta portata. Il vantaggio della diffusione dell'industrial
internet in Italia potrebbe andare da 120 a 197 miliardi di euro
entro il 2030.

La principale difficoltà da superare,
per Annunziata, sta nelle limitazioni agli investimenti imposte dalla
crisi economica in atto. Per questo, "è importante tagliare la
spesa pubblica improduttiva" per ridurre la pressione dello
Stato sulle imprese e stimolare gli investimenti nelle infrastrutture
e nei sistemi scolastici. Lo sviluppo dei talenti sarà centrale per
cogliere la nuova rivoluzione industriale in arrivo, prevede
Annunziata, che è stato capo economista di Unicredit prima di cedere
all'abbraccio del gigante americano, campione dell'Imagination at
Work.