Una pianta può fare la differenza fra cecità e visione, fra un’esistenza sana e produttiva e una vita da storpio. Basta racchiudere nel suo seme tutti i principi nutritivi necessari allo sviluppo umano. In gergo si chiama “biofortificazione”. E’ l’idea di selezionare piante alimentari, con mezzi convenzionali o tramite l’ingegneria genetica, non per creare frutti resistenti ai parassiti, ma più nutrienti, aggiungendo alcuni elementi che mancano a due miliardi di persone, dipendenti da una pianta sola per la loro alimentazione di base. Con il progetto Biofort, il Brasile combatte in prima linea sul fronte della “fame nascosta”. E comincia a raccogliere i primi successi.
“Il problema della fame nel mondo non è più la denutrizione, ma la malnutrizione”, spiega Leon Kochian, leader della ricerca americana in materia e professore a Cornell. “Oggi nei Paesi in via di sviluppo non mancano le calorie, ma alcuni elementi nutritivi chiave, spazzati via dalle monoculture”, precisa Kochian. L’India, ad esempio, dagli anni Sessanta ad oggi ha visto crescere la sua produzione di grano da 10 a oltre 70 milioni di tonnellate. Ma il grano, da solo, non basta. L’essere umano, per vivere sano, ha bisogno di almeno 42 elementi diversi. Se ne manca qualcuno, si ammala. Combattere il rachitismo in Bangladesh o la cecità in Mozambico con le piante biofortificate non è una notivà: il Golden Rice, una varietà di riso di un bel colore dorato, nato nei laboratori del Politecnico di Zurigo e ora in via di sperimentazione nelle Filippine, punta a prevenire le carenze di vitamina A, che portano alla morte oltre 600mila bambini all’anno e alla cecità un altro mezzo milione.
La novità è che in Brasile questa tecnica viene applicata per la prima volta a tappeto, su otto piante in 15 regioni diverse, con l’obiettivo di portare tutto il Paese a godere rapidamente dei frutti di questa sperimentazione. Il progetto Biofort, avviato dall’agenzia carioca di ricerca agricola Embrapa insieme a grandi istituzioni internazionali, come HarvestPlus o la Gates Foundation, vorrebbe sradicare nel giro di un decennio le carenze di tre micronutrienti chiave tra i bambini brasiliani: ferro, zinco e vitamina A.
Gli scienziati di Embrapa hanno già creato varietà arricchite di riso, manioca, patate dolci, zucche, mais, grano e due tipi diversi di fagioli, che costituiscono la base della dieta in vaste aree dell’America Latina, ma anche dell’Africa o dell’Asia. In prospettiva, i brasiliani contano di partecipare con i loro prodotti ai programmi di biofortificazione avviati da HarvestPlus in India, in Cina e in Africa. Per adesso, solo 8000 bambini a Itaguaí, un distretto a 60 chilometri da Rio de Janeiro, hanno avuto accesso ai super-vegetali.
Quali sono i vantaggi delle nuove varietà sviluppate in Brasile? Il contenuto di ferro dei fagioli, ad esempio, è stato quasi raddoppiato, da 50 a 90 milligrammi per ogni chilo di prodotto. Il betacarotene è stato introdotto nella manioca, che di norma non contiene vitamina A, e nelle patate dolci è stato potenziato da 10 a 115 microgrammi per grammo. Il problema è che le piante arricchite sono un po’ diverse da quelle naturali e non sempre vengono accettate dalla popolazione. In Africa, ad esempio, si mangia solo mais bianco e si riserva quello giallo per gli animali. Fra le patate dolci, si preferiscono le varietà chiare, mentre i tuberi arricchiti sono di colore arancione. I bambini di Itaguaí sono curiosi delle novità e le apprezzano, anche grazie alla propaganda governativa. Non è detto che in altre parti del mondo valga lo stesso principio, come si è visto in relazione al Golden Rice, molto osteggiato dagli avversari dell’ingegneria genetica.
Ma Itaguaí è solo il primo passo. Nel programma brasiliano sono coinvolti nelle sperimentazioni quasi duemila agricoltori in 11 Stati. L’obiettivo di Embrapa è di espandere gradatamente i test sulla popolazione, includendo anche gli Stati più poveri, come Maranhão, Piauí e Sergipe. HarvestPlus, uno dei finanziatori di Embrapa, per ora è riuscito a coinvolgere mezzo milione di agricoltori in tutto il mondo. Ci vorrà tempo per arrivare a tutti i bambini che soffrono di malnutrizione.