Mega-ostriche per tutti? Sembra un’affermazione fantasiosa alla Maria Antonietta, ma per Dennis Hedgecock, dell’University of Southern California, è molto vicina alla realtà. Le ostriche contengono enormi quantità di proteine, una zuppa alfabetica di vitamine, un bel po’ di acidi grassi Omega-3 e molti minerali utili all’alimentazione umana, perciò potrebbero diventare il super-cibo del futuro, se solo si riuscisse ad allevarle con la stessa facilità dei gamberetti, un tempo considerati una rarità e oggi a portata di qualsiasi tasca.
Il fatto è che le ostriche più grandi fanno poche uova e sono molto difficili da aprire, mentre quelle più piccole sono meno richieste. Sarebbe facile risolvere il problema grazie agli incroci, così com’è successo con i salmoni o con molte piante, dal grano ai pomodori, trasformate dagli incroci in potenze alimentari presenti su tutte le tavole. Ma le ostriche non si lasciano ibridare facilmente, un mistero che fino ad oggi ha impedito gli allevamenti estensivi.
Hedgecock si è prefisso di risolvere questo mistero e ha scoperto un modo per ibridare le ostriche, che potrebbe rivoluzionare l’allevamento di questi crostacei. Grazie a un vasto progetto di ricerca lungo la costa americana del Pacifico, dall’isola di Catalina fino al Nord Ovest, Hedgecock e il suo team hanno raccolto milioni di esemplari e identificato 350 geni coinvolti nella crescita, sui 23mila complessivi contenuti nel genoma delle ostriche.
Il passo successivo sarà di scoprire con più precisione qual è il compito dei singoli geni e quali sono i responsabili della dimensione e della rapidità nello sviluppo degli agognati crostacei. Un lavoro lungo, perché ci vogliono tre anni perché un’ostrica raggiunga l’età matura e il team dell’University of Southern California non usa l’ingegneria genetica, ma solo l’indagine genetica per analizzare meglio i risultati, nella convinzione che solo il vecchio metodo degli incroci possa portare a un risultato stabile e accettato da tutti.
A forza di incroci, Hedgecock è riuscito a produrre esemplari grandi il doppio della media e conta di arrivare al triplo della dimensione normale delle ostriche del Pacifico, che sono già più grandi di quelle del Mediterraneo. Un risultato di non poco conto, considerando che di norma le ostriche ibridate non sono in grado di riprodursi, mentre le sue sì. Se il metodo per l’ibridazione scoperto da Hedgecock funzionerà davvero, potrebbe essere il primo passo per trasformare una prelibatezza destinata ai ricchi in un cibo sano per le masse, com’è successo con il salmone. Per di più, contrariamente al salmone, le ostriche sono dei filtri che puliscono il mare in cui crescono e gli allevamenti hanno un effetto positivo sull’ambiente marino. Mentre le “fabbriche di salmone” sono controverse, dunque, l’allevamento estensivo delle ostriche per una volta potrebbe mettere d’accordo il palato dei consumatori con le richieste degli ambientalisti.