L’economia delle previsioni meteo

In India, quando il monsone ritarda e la siccità distrugge i raccolti, migliaia di agricoltori vanno in bancarotta: oltre ai campi devastati, ogni volta si conta una media di 15mila suicidi. Cerchiamo invece d’immaginare un mondo in cui ogni contadino indiano o africano possa avere accesso in tempo reale a previsioni meteo molto accurate. Un mondo in cui sia normale conoscere in anticipo l’arrivo di un’inondazione, anche nelle aree più remote. In questo mondo ipotetico, sarebbe facile sapere quando i nostri pannelli fotovoltaici o campi eolici produrranno energia, programmando così i consumi. E sarebbe banale pianificare i tempi di costruzione di edifici, ponti o strade.

In particolare con l’avvento dei cambiamenti climatici, cresce la consapevolezza di quanto sia importante disporre di previsioni meteo sempre più accurate, per salvare vite umane e ridurre al minimo il danno economico degli eventi più gravi, tanto che il comparto sta crescendo a ritmi sostenuti. Ogni euro investito nella previsione d’inondazioni e siccità genera un ritorno di ben 400 euro, in base a un recente studio di Florian Pappenberger, direttore dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, un’organizzazione intergovernativa con sede a Londra, sostenuta da 22 membri dell’Ue (più altri 12 Paesi), il cui sistema informatico contiene il più grande archivio al mondo di dati meteo in uno dei maggiori complessi di supercomputer in Europa, collegato con linee di telecomunicazione ad alta velocità ai servizi meteorologici nazionali degli Stati sostenitori.

Di questo studio e di altri segnali di grande interesse per il settore si è parlato proprio questo fine settimana nella seconda edizione del Festivalmeteorologia di Rovereto, l’unica rassegna italiana dedicata alle previsioni del tempo e al mondo della ricerca, della formazione e dei servizi che vi ruotano attorno. La prima edizione, a ottobre dello scorso anno, ha permesso di riunire attorno a un tavolo tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di previsioni meteo. L’edizione 2016 si è proposta di fare un passo avanti e riflettere sulle dimensioni del business che si è sviluppato attorno al meteo. Cosa significa parlare di valore in questo campo? Gli operatori dei servizi meteorologici istituzionali e privati, i professionisti e le aziende che operano nel settore, i ricercatori, gli utenti e gli appassionati hanno illustrato con conferenze e laboratori tutte le circostanze in cui i servizi meteo diventano preziosi, dall’edilizia all’agricoltura, dal turismo alla protezione civile fino all’energia.

I moderni sistemi di previsione combinano i dati provenienti dalle stazioni meteo con le informazioni sulla portata dei fiumi, delle acque sotterranee e del livello del mare, confrontandoli con i modelli idrogeologici, per stabilire così una base che serve a prevedere i livelli di acqua alta nei fiumi, le inondazioni marine e le ondate di siccità. A questo fine si stanno sviluppando sistemi sempre più sofisticati di elaborazione dati per produrre previsioni sempre più veloci e più accurate, come ad esempio il Delft-FEWS, una piattaforma di gestione di open data sviluppata a Delft da Deltares, un istituto indipendente di ricerca sulle inondazioni. In questo caso si tratta di elaborare i dati con un sistema il più rapido e accurato possibile, per capire quando le situazioni sul terreno presentano dei rischi per le persone, le infrastrutture o l’agricoltura, in modo da poter emettere un segnale d’allarme in tempo per evitare disastri. Non appena emerge un quadro chiaro di pericolo, il sistema trasmette un allarme con un anticipo che può andare da un paio di giorni per le inondazioni a diverse settimane per le ondate di siccità. In pratica, la piattaforma applica ai tempi moderni il famoso mito del dito nella diga di Hans, il piccolo eroe di Haarlem.

Le piattaforme di questo tipo si basano sull’elaborazione dei big data per raccogliere informazioni dalle fonti più disparate, dalle immagini dei satelliti ai social network come Twitter, in modo da rendere i propri segnali di allarme sempre più accurati. Il risultato è che spesso le segnalazioni si scontrano con la scarsa reattività delle autorità locali, che dovrebbero utilizzare queste informazioni per organizzare un’evacuazione o per riempire d’acqua serbatoi aggiuntivi in caso di siccità imminente.

Un altro buon esempio di previsioni accurate è il Flood Forecasting Centre per la Gran Bretagna e il Galles, che incrocia i dati dei diversi bacini fluviali con quelli delle maree e delle acque sotterranee, confrontandoli poi con le misurazioni idrogeologiche e con le previsioni meteo dai satelliti. Su questa base, riesce a emettere segnali d’allarme con tre giorni di anticipo quando si presentano dei rischi gravi per la popolazione o per l’impatto su un certo territorio. Il centro è nato dopo le inondazioni del 2007, che causarono 13 morti e 3,7 miliardi di euro di danni in Inghilterra e in Galles. Dall’esame dei dati ci si rese conto che gli idrogeologi e i meteorologi non si erano coordinati bene. Da lì è nata l’esigenza di un’agenzia congiunta, che ha passato la sua prova del fuoco nell’inverno del 2014, quando l’allarme è scattato in tempo per evitare conseguenze gravi alla popolazione.

L’innalzamento periodico del livello del mare e la crescente potenza delle tempeste tropicali sono minacce continue per le isole Mauritius, nell’Oceano Indiano, dove infliggono gravi danni a infrastrutture, terreni agricoli e abitazioni. Per ridurre i rischi delle mareggiate, il governo ha appena istituito il Climate Change Adaptation Programme per la zona costiera, con un sistema di allarme che è entrato in funzione nella stagione dei cicloni di quest’anno. Il sistema combina modelli oceanografici con le previsioni meteo ed è in grado di avvertire con tre giorni di anticipo gli abitanti della costa sul lato in cui si prevede una tempesta, dando loro il tempo di evacuare verso luoghi sicuri.

In complesso, dunque, i flussi di dati disponibili vengono utilizzati in maniera sempre più efficiente. Ma è anche la crescente disponibilità di dati satellitari che fa la differenza. Nel corso del prossimo decennio saranno lanciati in atmosfera 300 nuovi satelliti di meteorologia, il doppio rispetto allo scorso decennio, in base a un recente rapporto di Euroconsult. Non saranno, con ogni probabilità, uguali a quelli che conosciamo, ma molto più piccoli e maneggevoli. Si parla già di micro-satelliti, non più grandi di un frigorifero e non più pesanti di 50-80 chili, con le conseguenti riduzioni di costo, che aprono la strada alle missioni commerciali. E’ il punto di partenza per una rivoluzione.