La sicurezza della provenienza

Individuare con certezza la provenienza dei materiali è uno snodo centrale per l’economia circolare, ma non è un’impresa facile con le catene di approvvigionamento globali.

Provenance, una start-up inglese, ha trovato una soluzione: la blockchain. Meglio conosciuta come la base dati digitale del bitcoin, la blockchain è “un’ottimo sistema per fare chiarezza e dimostrare la verità sull’origine di un prodotto”, spiega la fondatrice Jessi Baker. Questa tecnologia, nata per permettere alle criptovalute di essere scambiate con una validazione diffusa da parte di operatori sparsi lungo la rete, è accessibile a chiunque, senza che esista un cervello centrale a comandare la struttura. Proprio come la blockchain segue i movimenti dei bitcoin, può anche essere utilizzata come un sistema aperto per seguire qualsiasi altro prodotto, dall’origine allo scaffale. “Per la gestione dei dati, la blockchain rappresenta un cambiamento di paradigma analogo a quello che Internet ha fatto per le comunicazioni e offre ai marchi un elemento di cui abbiamo sempre più bisogno: la fiducia – precisa Baker -. Quando migliaia di prodotti, dalle scarpe alle patatine, sostengono di essere fatti a mano, è chiaro che stiamo vivendo una profonda crisi di fiducia”.

Il primo settore di cui si è occupata Provenance è la pesca, un settore noto per le violazioni dei diritti umani e le pratiche illegali, dove produttori, rivenditori e ristoranti sono alla disperata ricerca di un sistema sicuro per dimostrare le origini del loro pesce. Allo stato attuale l’acquisto e la vendita di prodotti della pesca è monitorata da documenti cartacei e tag sul pesce. Con il nuovo approccio i pescatori devono inviare un messaggio sms per registrare il pescato sulla blockchain. Questa identificazione viene poi trasferita al fornitore insieme al pescato e qualsiasi mossa successiva, dalla trasformazione all’inscatolamento, viene registrata con lo stesso sistema. Le informazioni sull’origine e sul viaggio del pesce all’interno della supply chain sono accessibili all’acquirente finale, ai consumatori nei negozi e ai clienti dei ristoranti attraverso un’app che sostituisce il sistema corrente di etichette.

La tecnologia attualmente aggiunge “pochi centesimi” al prezzo del prodotto finale è quindi può essere utilizzata prima di tutto sui prodotti ittici di alta qualità. Nel tempo il costo potrà scendere, sostiene Baker, grazie alle economie di scala, e allora potrà diventare rilevante anche per gli altri prodotti. Il sistema, ovviamente, può essere trasferito a qualsiasi altro genere alimentare, dal vino all’olio d’oliva, per non parlare delle catene del biologico, e quindi ha già suscitato l’interesse di varie aziende: il gruppo inglese di supermercati Co-op Food lo sta testando sui prodotti alimentari freschi e prevede di adottarlo entro la fine dell’anno. Ma i campi di applicazione sono moltissimi: oltre a tracciare le origini del pesce o delle melanzane, potrebbe anche aiutare nella battaglia contro le merci contraffatte o nel monitoraggio delle materie prime seconde, dando una spinta all’economia circolare.