I geni dell’istruzione

Se è vero che l’umanità ha raggiunto il limite massimo delle sue prestazioni fisiche, potremo almeno consolarci con quelle mentali? Dall’Islanda ci rispondono di no.

La contraddizione intrinseca fra istruzione superiore e tasso di fecondità è nota: nei Paesi dove le donne proseguono gli studi fino ai livelli più alti, di solito fanno meno figli. Non a caso il tasso di fecondità in Afghanistan è di oltre 7 figli per donna, contro 1,4 in Germania. Questa è una dinamica sociale ampiamente discussa, che già di per se stessa tende a influenzare il patrimonio genetico dell’umanità, privilegiando i soggetti meno istruiti.

Ora però un gruppo di genetisti islandesi si è spinto oltre, con uno studio pubblicato su Pnas, dove si mette in evidenza una forte correlazione fra i geni che predispongono le persone a studiare più a lungo e quelli collegati alla fecondità. “Non si tratta del fatto che l’istruzione, o le opportunità di carriera che fornisce, impediscono di avere più figli -, spiega la direttrice dello studio Kari Stefansson, ad dell’Istituto di studi genetici deCode di Reykjavik -. Qui si tratta del fatto che chi è geneticamente predisposto a studiare a lungo, è anche predisposto ad avere meno figli”.

Dai dati analizzati di oltre 100mila islandesi, i ricercatori hanno constatato che i geni correlati all’istruzione superiore sono diventati più rari nel Paese dal 1910 al 1975 e se il trend continua, ogni decennio potrebbe portare a perdere circa 0,04 punti di quoziente d’intelligenza. Un dato apparentemente trascurabile, che però alla lunga si accumula. “L’effetto cumulativo nel tempo potrebbe avere un effetto drammatico sul livello d’istruzione nella nostra società”, sostiene Stefansson.

Per arrivare a questo risultato, ancora tutto da dimostrare su campioni più ampi di popolazione, bisogna partire da lontano: da uno studio internazionale pubblicato su Nature nel 2016, in cui oltre 250 scienziati hanno setacciato il genoma di 300mila europei in 15 Paesi diversi per individuare una combinazione genetica (polygenic score) da associare con la predisposizione a restare più a lungo sui banchi dell’università. Questa ricerca, cui hanno partecipato scienziati da atenei prestigiosi, da Harvard alla Erasmus University di Rotterdam, è stata la prima del suo genere ad analizzare una vocazione, che di norma si considera molto più influenzata da fattori sociali ed economici piuttosto che dalla predisposizione genetica.

Nel loro studio, i ricercatori islandesi hanno notato che i soggetti portatori dei “geni dell’istruzione” tendevano ad avere meno figli di altri, a prescindere dal periodo effettivo che avevano passato sui banchi di scuola. Trascorrere più tempo all’università e poi proseguire facendo carriera nel lavoro non è quindi l’unica ragione per cui le persone più istruite tendono a fondare una famiglia più tardi e ad avere meno figli. I portatori dei “geni dell’istruzione”, infatti, avevano meno figli degli altri anche se avevano abbandonato presto gli studi. Da qui la deduzione che ci sia una sovrapposizione fra il patrimonio genetico di chi studia più a lungo degli altri e di chi fa meno figli degli altri. Stefansson riconosce che l’influenza degli aspetti socioeconomici potrà ampiamente contrastare questa selezione genetica inversa. “Ci sono molti fattori ambientali e sociali che possono evitare questo declino, ma il rischio esiste che alla lunga la selezione si faccia sentire”, precisa. Per ora, non c’è dubbio che le donne raggiungano livelli più alti d’istruzione rispetto al 1910. Nel futuro si vedrà.