Graziella Green Power apre nuovi fronti nel campo della geotermia, con il primo impianto in Europa a emissioni zero. L’azienda aretina – già impegnata nel fotovoltaico, nell’eolico e nelle biomasse – ha siglato un accordo con il colosso francese dell’energia Engie per la realizzazione di un impianto geotermico a ciclo binario a Castelnuovo Val di Cecina, in provincia di Pisa. L’obiettivo è iniziare i lavori nel 2019 per la costruzione di un impianto pilota da 5 megawatt di potenza, che produrrà abbastanza energia da soddisfare il fabbisogno di 14.000 famiglie. “La particolarità innovativa dell’impianto sta tutta nella tecnica di reiniezione del gas nel sottosuolo, che abbiamo brevettato”, spiega Iacopo Magrini, numero uno di Graziella Green Power.
In pratica, l’impianto sarà costituito da tre pozzi, due per l’estrazione del fluido geotermico caldo e uno per la reiniezione: dopo aver generato energia elettrica e quindi perso il calore, il fluido verrà totalmente reimmesso nel sottosuolo insieme ai gas non condensabili (CO2 e altri), con un ciclo produttivo senza emissioni in atmosfera. “Il fluido geotermico che si estrae dal sottosuolo contiene un 6-7% di gas non condensabili, soprattutto CO2, che negli impianti geotermici tradizionali vengono liberati in atmosfera”, precisa Magrini. “Noi abbiamo optato per la reimmissione nel sottosuolo, rimettendoci un po’ sul lato del rendimento, a fronte di un’elevata compatibilità ambientale”, fa notare Magrini. Tecniche analoghe si stanno sviluppando anche in Islanda, dov’è appena entrata in vigore una nuova normativa che impone alle aziende geotermiche la reimmissione dei gas nel sottosuolo a partire dal 2040. Ma l’impianto di Graziella Green Power ed Engie sarà la prima opera commerciale a entrare in funzione, se tutto va bene entro la fine del 2020.
L’impianto sarà anche il primo in Italia di una società diversa dall’Enel. Nonostante la liberalizzazione del settore risalga al lontano 2000, ancora nessuno si è messo in concorrenza con la società leader della geotermia in Europa. Graziella, insieme a Engie, compie dunque il primo passo anche su questo fronte. “La geotermia è molto diversa dal solare e dall’eolico, perché richiede competenze sul sottosuolo che non sono sono facili da sviluppare, grandi investimenti per le prospezioni prima della realizzazione del progetto ed è soggetta alle leggi minerarie, che implicano tempi lunghissimi di sviluppo, almeno 4-5 anni”, è la spiegazione di Magrini per questi sette anni di silenzio dopo la liberalizzazione. “In realtà i progetti in pipeline sono molti, anche noi ne abbiamo altri tre oltre a quello di Castelnuovo, ma ci vogliono parecchi anni per riuscire a realizzarli”.
Graziella Green Power, braccio energetico di Graziella Group, che nasce come azienda specializzata nella produzione di gioielli, è partita nel 2010 con una serie d’investimenti nel fotovoltaico, prima sul tetto dello stabilimento aretino e poi sviluppando grandi campi fotovoltaici in diverse regioni d’Italia, fino ad arrivare a 58 megawatt di potenza. Ora sta allargando l’orizzonte, prima all’eolico e alle biomasse, infine alla geotermia. “Nei nostri progetti puntiamo alla grid parity e non ne siamo lontani, se non fosse per le grandi incognite della parte mineraria. Se la geotermia fosse sterilizzata dalla parte mineraria, grazie a un intervento statale, potrebbe diventare competitiva con le altre fonti”, ragiona Magrini. Solo così, ritengono gli operatori, potrebbe uscire da quella nicchia in cui è rimasta rinchiusa fino ad oggi.