La nuova frontiera dell’agricoltura è il mare e gli esperimenti di serre galleggianti ormai si moltiplicano in giro per il mondo. Jellyfish Barge, visibile a Firenze dal 1° maggio fino a settembre, ancorata in Arno all’altezza del Ponte San Niccolò, è una di queste. La serra galleggiante toscana, realizzata da uno spinoff dell’Università di Firenze sotto la direzione di Stefano Mancuso, ha appena vinto il secondo premio nel concorso delle Nazioni Unite Unece Ideas for Change Award e rappresenterà la Regione Toscana all’Expo2015.
La chiatta circolare di 70 metri quadri è basata su tecnologie semplici ed economiche, per essere a portata di qualsiasi tasca: costruita in legno e fusti di plastica riciclati, sfrutta la distillazione solare e la coltivazione idroponica per produrre ortaggi senza consumare terra o energia e risparmiando il 70% dell’acqua rispetto alle colture tradizionali. I dissalatori solari filtrano fino a 150 litri di acqua salata o inquinata al giorno e l’energia è fornita da pannelli fotovoltaici, mini turbine eoliche e un sistema che sfrutta il moto ondoso per produrre elettricità.
Un’idea analoga, ma con modalità di realizzazione completamente diverse, è venuta a Idrees Rasouli, del Royal College of Art di Londra, che ha messo a punto, in collaborazione con i ricercatori della Bicocca, un sistema modulare galleggiante chiamato Sealeaf. I moduli di Sealeaf, in via di sperimentazione a Singapore, non sono altro che delle grandi scatolone di plastica con dentro un sistema di coltivazione idroponica, pensato soprattutto per il cavolo cinese. Le scatole si agganciano tra loro fino a formare delle zattere da ancorare sotto costa, dotandole di un motore per trasportare direttamente la verdura al mercato via mare, com’è usuale nel Sud Est asiatico.
Dal punto di vista economico i conti tornano: un metro quadro di serra galleggiante costa 125 euro, 500 in meno delle coltivazioni su suolo e ogni isolotto artificiale può dare fino a otto raccolti, grazie al calore del mare e all’irrigazione è assicurata dalla raccolta di acqua piovana. Ora non resta che continuare le sperimentazioni al Marhe Center, l’istituto di ricerca marina che la Bicocca ha aperto nel 2011 alle Maldive, sull’isola di Maghodoo.