Onde da addomesticare

Dal mare l’Europa potrebbe trarre il 15% dell’energia che le serve, secondo la European Ocean Energy Association. E sul piano globale l’energia del mare ha un potenziale di 6-7.000 terawattora annui (oltre il doppio della produzione totale da nucleare): un mercato che potrebbe arrivare a mille miliardi di dollari, in base a uno studio di Frost & Sullivan. Ma le difficolatà da superare sono formidabili: si parla di un decennio per portare gli impianti che sfruttano le onde e le maree oltre la fase dimostrativa e cominciare a far scendere i costi.

L’Europa è all’avanguardia in queste tecnologie e per sbloccare la situazione Bruxelles ha appena finanziato con 11 milioni il progetto Foresea. Questo progetto, guidato dall’European Marine Energy Centre delle isole Orcadi, in Scozia, vuole offrire agli operatori del settore l’opportunità di testare in condizioni reali e con una connessione alla rete i prototipi più promettenti delle varie tecnologie di sfruttamento delle maree, delle onde e dell’energia eolica offshore: il primo bando uscirà nel giro di qualche settimana. Oltre al britannico Emec, il progetto coinvolge altri tre centri europei, leader nei test per questi dispositivi: SmartBay a Galway (Irlanda), Sem-Rev a Nantes (Francia) e il Tidal Testing Centre di Den Oever, nei Paesi Bassi. Tra i vantaggi di questa fonte, rispetto alle altre rinnovabili come eolico e solare, c’è la maggiore prevedibilità della produzione.

L’obiettivo europeo, chiaramente, è facilitare lo sviluppo di una tecnologia che ha grande potenziale, ma è frenata dai costi di entrata molto alti e dalle difficoltà di prevedere le condizioni reali di utilizzo. “Negli ultimi anni c’è stata una moria fra le tecnologie di prima generazione, che una volta messe in mare non resistevano alle tempeste e si rompevano, mandando rapidamente in bancarotta gli inventori”, spiega Michele Grassi, fondatore di 40SouthEnergy, pioniere di una tecnologia diversa dalle altre, che intercetta l’energia delle onde in profondità e già funziona a Marina di Pisa, dove produce elettricità sufficiente ad alimentare una quarantina di famiglie. “Le macchine galleggianti, che intercettano le onde di superficie, sono molto più energetiche ma devono resistere a condizioni estreme, in cui diventano essenziali i sistemi di protezione, che devono essere molto resistenti, ma al tempo stesso non devono impedire alla macchina di sfruttare il moto ondoso per fare il suo lavoro e produrre elettricità”, fa notare Grassi.

Una contraddizione che ha portato al naufragio più di un sogno di gloria, come ad esempio quello di Pelamis Wave Energy, pioniera di questo settore con il primo prototipo messo in mare nel 2004 al largo delle isole Orcadi. Il serpentone marino di Pelamis – una struttura articolata formata da sezioni cilindriche galleggianti unite tra loro da giunti oscillanti – è stato poi trasformato nel primo impianto commerciale per la produzione di energia marina e installato in Portogallo nel 2008, al largo di Aguçadoura, con tre macchine di capacità di 2,25 megawatt, rimaste in acqua appena pochi mesi prima di essere disconnesse. Devastata dai continui malfunzionamenti delle sue macchine, infatti, l’azienda alla fine è andata in bancarotta.

Esaurita la prima avanguardia, ora è rimasta in piedi una decina di aziende, soprattutto inglesi ma anche scandinave e americane, che stanno arrivando a produrre macchine commerciali. Proprio a queste aziende si rivolgeranno i bandi del progetto Foresea. “Il costo dei test pre-commerciali per queste tecnologie sono molto alti e gli investitori sono in genere riluttanti a rischiare fino a quando la tecnologia non è stata provata in mare, su scala reale”, spiega Oliver Wragg, direttore commerciale dell’European Marine Energy Centre: “Foresea fornirà assistenza finanziaria agli innovatori più promettenti, per aiutarli a mettere le loro macchine in mare e a testare le tecnologie in condizioni reali, al fine d’intercettare gli investimenti privati che si stanno avvicinando al settore”, precisa. Potrebbe essere la spinta decisiva per una tecnologia che ha un grande futuro.