L’agricoltura sostenibile del futuro si farà sott’acqua. E’ questa la convinzione di Bren Smith, ex pescatore canadese che oggi si occupa di coltivazione subacquea di alghe e crostacei con le sue aziende Thimble Island Ocean Farm e GreenWave. Il suo “orto verticale” ha vinto il Fuller Challenge, aggiudicandosi i 100mila dollari del più ricco premio di sostenibilità del mondo, stanziato ogni anno dal Buckminster Fuller Insitute. La proposta di Smith è semplice: diffondere un modello di acquacoltura in 3D per combattere la fame nel mondo, con alghe e cozze che crescono su corde galleggianti, sotto cui vengono collocate nasse e gabbie per l’allevamento di molluschi, allo scopo di risanare i mari invece che depauperarli.
Smith, nato in un villaggio di pescatori sull’isola di Terranova, ammette di aver passato anni saccheggiando i mari: “A quattordici anni ho lasciato la scuola e ho cominciato la mia vita in mare. Ho pescato tonni e aragoste nelle acque atlantiche dei grandi banchi di Terranova, poi mi sono spostato nel mare di Bering per la pesca di merluzzi e granchi. Il problema era che stavo lavorando negli anni della massima industrializzazione del cibo, stavamo distruggendo interi ecosistemi con le reti a strascico, inseguendo i pesci sempre più al largo in acque proibite. Io stesso ho ributtato in mare decine di migliaia di chili di catture accidentali”.
Poi tutto si è inceppato. Nei primi anni Novanta il crollo della pesca del merluzzo bianco ha lasciato migliaia di barche ferme e di pescatori senza lavoro. Parte da lì la ricerca di soluzioni più sostenibili. L’acquacoltura sembrava la risposta ideale per limitare i danni della pesca eccessiva, ma anche così si rischia di distruggere un ecosistema prezioso, come sta succedendo nel Sud Est asiatico con gli allevamenti di gamberetti che spazzano via le mangrovie e lasciano le coste nude, esposte alle inondazioni. L’inquinamento delle acque con pesticidi e antibiotici per pompare gli allevamenti ha spaventato anche Bren Smith, che è passato all’allevamento delle ostriche nel Long Island Sound, non lontano da New York, e lì è stato investito in pieno dagli uragani Irene e Sandy, che gli hanno distrutto il raccolto e le attrezzature.
Dopo trent’anni di vita in mare, era ora d’inventarsi un nuovo modello. Smith si è trasformato in allevatore e agricoltore sostenibile e ora gestisce la prima azienda di acquacoltura in 3D degli Stati Uniti. Immersa tra le isole Thimble del Long Island Sound, la sua fattoria di 40 acri utilizza l’intera colonna d’acqua per far crescere una grande varietà di specie, dalle alghe alle ostriche, dalle cozze alle capesante. Il suo sistema si sta profilando come un modello esemplare per la produzione alimentare e lo sviluppo economico sostenibile, senza dimenticare i benefici effetti sull’ambiente naturale.
Una fattoria oceanica 3D è progettata per ripristinare, piuttosto che esaurire, i nostri mari. L’azienda di Bren utilizza nuovi metodi di coltivazione per soddisfare la crescente esigenza di prodotti ittici sostenibili, imitando la distribuzione naturale degli ecosistemi marini e aumentando la resilienza delle coste al cambiamento climatico. “Le nostre coltivazioni sottomarine sono progettate per affrontare tre grandi sfide: portare in tavola una nuova selezione di prodotti di mare in quest’epoca di pesca eccessiva e di insicurezza alimentare, trasformare i pescatori in coltivatori sostenibili dei mari e infine porre le basi per un’economia che non presenti le ingiustizie della vecchia economia industriale”, spiega Smith, che respinge l’ossessione per la monocultura dell’acquacoltura tradizionale.
“Produciamo cozze, ostriche, alghe, capesante e sale, il tutto con il minimo ingombro sott’acqua”, commenta Smith. L’obiettivo è nutrire il mondo con i prodotti del mare, senza aggiunte di mangimi o antibiotici e senza danni per l’ambiente circostante. “Possiamo coltivare quantità incredibili di cibo in aree ridotte: 25 tonnellate di alghe e 250mila crostacei in circa mezzo ettaro in cinque mesi. Una rete di colture subacquee delle dimensioni dello Stato di Washington potrebbe nutrire l’intero pianeta”, è la sfida che lancia Bren Smith agli altri pescatori come lui, che conoscono bene il mare e non vogliono distruggerlo.