Tutto si ricostruisce: l’edilizia diventa circolare

L’edilizia diventa circolare. E’ passato il tempo di demolire e rifare da zero: per un uso efficiente delle risorse, è l’ora del recupero dell’esistente, magari con strutture prefabbricate mirate al risparmio energetico, particolarmente importante per un Paese come l’Italia, dove il 70% degli edifici è stato costruito prima del ’76, anno d’introduzione della legge sull’efficienza. E’ l’ora di progettare con moduli intercambiabili, come un vestito, che poi si può modificare a seconda delle stagioni della vita. E’ anche l’ora di ripensare il cantiere, da un lato aggiungendo uno strato d’intelligenza digitale e dall’altro trasformandolo in un terminale di assemblaggio per l’edilizia off-site, realizzata in larga parte in fabbrica, con vantaggi importanti sul piano dell’efficienza e dell’impatto ambientale.

Come dimostra il tragico rogo della Grenfell Tower, riqualificare non è uno scherzo. Servono soluzioni sostenibili, ma anche molta cura. Le nuove soluzioni tecnologiche devono essere in grado di rigenerare le tipologie più bisognose d’intervento: i condomini degli anni 50 e 60 delle nostre periferie. È possibile accelerare i tempi nella riqualificazione degli edifici multipiano a condizioni economicamente sostenibili? Un progettista e una piccola impresa olandese di 25 dipendenti hanno sperimentato un modello d’intervento attuabile su edifici italiani e a portata delle piccole e medie imprese. L’esperienza di Peter Goossen, design manager di BouwNext, e Jan Willem Sloof, titolare di Renolution, dimostra che industrializzazione e digitalizzazione non sono riservate solo alle grandi imprese edili, ma offrono possibilità d’innovazione alla portata di tutti.

“Vantaggi importanti nei tempi, nei costi e nella produttività si raggiungono attraverso un processo razionale di standardizzazione, modularizzazione e pre-fabbricazione in un contesto organizzato ad alta efficienza, nel quale gli stessi addetti che lavoravano in cantiere oggi lavorano, meglio, in fabbrica”, spiega Goossen. Trasferendo al chiuso la produzione decadono molti tempi morti, tipicamente dovuti alle condizioni atmosferiche avverse, e aumenta la precisione del prodotto finale. “La sfida ora è coniugare la migliore efficienza produttiva assicurata dai nuovi sistemi di produzione e la varietà della produzione, in modo da adeguarsi ai molteplici contesti della città e dei suoi edifici”, precisa.

Le nuove filiere della produzione off-site, del resto, cominciano a emergere anche in Italia, con specialisti come l’Immobiliare Percassi di Bergamo, il gruppo Focchi di Rimini o Wood Beton di Brescia, che offrono soluzioni capaci di tenere insieme rapidità esecutiva, costi contenuti e qualità progettuale, tanto da avere già molte commesse all’estero. Si può fare edilizia 4.0 con il legno, con l’acciaio e anche con il cemento: la flessibilità delle opzioni è un tratto costitutivo della nuova industria delle costruzioni. Con vantaggi evidenti sotto il profilo dei costi e dei tempi di esecuzione.

L’impiego delle tecnologie digitali non può più fermarsi al tavolo del progettista, ma diventa un fattore chiave anche in cantiere, sia per la gestione delle risorse e dei materiali che per il controllo dei tempi e della sicurezza delle maestranze. Le frontiere dell’automazione stanno anche aprendo la strada alla robotica per componenti e lavorazioni del cantiere, nella rivoluzione tecnologica in corso dietro le impalcature.