Le proteine della cavalletta

Tagliatelle alle microalghe, meduse in salamoia e muffin di insetti. Saranno questi i cibi del futuro? Se è vero che da qui al 2050 la domanda globale di proteine animali crescerà del 70-80%, sarà bene che anche gli occidentali si preparino all’entomofagia, già considerata normale per due miliardi di nostri simili, sparsi fra Asia e America Latina. I vantaggi dell’entomofagia sono chiari: con 10 chili di vegetali si ottiene solo un chilo di carne di manzo, contro 9 di carne di locusta. Considerando i danni prodotti all’ambiente dalle coltivazioni estensive di foraggio e dagli allevamenti di bestiame da macello, il vantaggio salta subito all’occhio.

Di conseguenza, i fautori di una dieta a base di insetti crescono anche in Europa, dove l’entomofagia è vista generalmente con disgusto e perfino vietata in molti Paesi, come l’Italia, tanto che gli scorpioni ricoperti di cioccolato e i coleotteri disidratati arrivati a Milano per l’Expo2015 potranno solo essere ammirati nel Future Food District, ma non potranno essere mangiati, finché non arriverà una deroga del ministero della Salute, che ne consenta il consumo limitato all’area della fiera.

Di cibi alternativi si parlerà molto all’Expo, non solo nei padiglioni dei Paesi dove si consumano abitualmente, ma anche in varie conferenze degli studiosi del Cnr che se ne occupano, come Graziella Chini Zittelli dell’Ise (Institute od Ecosystem Study). Finita l’esposizione, però, dovranno essere smaltiti come rifiuti particolari, con una procedura ad hoc.

L’Unione Europea, al momento, definisce alimento tutto ciò che ragionevolmente può essere usato per alimentazione umana, ma sugli insetti non ha ancora preso una posizione chiara. Lo hanno fatto alcuni Paesi, come Italia, Francia e Lussemburgo, dove sono stati banditi. Belgio e Olanda sono meno restrittivi. Non a caso è proprio in Olanda che l’entomofagia ha più proseliti in Europa. In base agli studi dell’entomologo Dennis Oonincx, dell’Università di Wageningen, una dieta a base d’insetti è molto sana, sia per noi che per l’ambiente. Questi piccoli animali così diffusi, ricchi di proteine e poveri di grassi, possono essere allevati in maniera ben più sostenibile di polli, suini e bovini, tagliando buona parte delle emissioni globali di anidride carbonica. Per non parlare delle qualità speciali di alcuni di loro, come le termiti, risultate protettive per il cancro del colon. In totale nel mondo sono 1900 le specie considerate commestibili e in un centinaio di Paesi, prevalentemente in Africa, Asia e America Centrale, si portano in tavola abitualmente grilli, larve e bruchi. Oonincx, insieme al suo collega Marcel Dicke, si è molto impegnato per l’introduzione nel suo Paese delle ricette più note a base d’insetti.

Gli orientali, ad esempio, apprezzano le cicale, che vengono ricoperte con una pastella e quindi fritte nell’olio bollente. In Africa invece si mangiano molto le larve delle falene del bambù, che vengono cucinate preferibilmente alla griglia. Gli africani amano così tanto queste larve che le mettono anche in scatola per poterle comperare agevolmente nei supermercati. In Occidente, invece, si associa l’entomofagia con un comportamento primitivo, ignorando che anche gli antichi romani erano entomofagi: un loro piatto tipico consisteva in grossi bruchi xilofagi (che si nutrono di legno) cotti su pietre bollenti e quindi conditi con il miele.

Questa abitudine, peraltro, non si è del tutto persa, se è vero come sostiene Maurizio Paoletti, dell’Università di Padova, che fino a poco tempo fa nel Nord Est dell’Italia era ancora praticata. “Ci sono vari esempi di popolazioni che mangiavano insetti o parti di insetti in Cadore o in Carnia”, spiega Paoletti. In uno dei suoi articoli, pubblicato su Contribution to Natural History, Paoletti afferma che nella dieta tradizionale del Friuli occidentale oltre a 156 piante selvatiche c’erano bombi, lepidotteri e parti di cavallette. L’Expo sarà una buona occasione per parlarne senza tabù.