Non ci sono solo colossi sul fronte dell'energia verde. Anzi. E' la carica delle piccole e medie imprese che sta mettendo il turbo all'industria italiana delle rinnovabili. Dallo studio "Green Economy on Capital Markets 2011" emerge che le 13 piccole società italiane quotate hanno battuto nel 2010 le 112 di pari grado in Francia, Germania e Regno Unito sia come ricavi – con un progresso medio del 35% contro il 25% – ma soprattutto come margini, con un +100% contro il +16% delle estere. Le società italiane incluse nello studio di Ir Top sono tutte con capitalizzazione inferiore a 600 milioni di euro: Alerion Clean Power, Biancamano, Eems, ErgyCapital, Falck Renewables, Fintel, Greenvision Ambiente, K.R. Energy, Kerself, Kinexia, Pramac, Sadi Servizi Industriali e TerniEnergia. "Dall'analisi è emersa una sostanziale avanzata delle piccole in tutta Europa, ma in particolare sul mercato italiano", spiega Anna Lambiase, amministratore delegato di Ir Top. "In prospettiva, lo sviluppo strategico di queste società avverrà prevalentemente attraverso la diversificazione geografica in Est Europa o nei Paesi emergenti, la realizzazione di partnership strategiche per integrazione verticale, le acquisizioni e l'estensione in business green contigui", prevede Lambiase.
Il dinamismo delle piccole si rispecchia nell'andamento dell'Irex, l'indice della società Althesys di Alessandro Marangoni, che traccia l'andamento quotidiano delle small-mid cap rinnovabili italiane, in crescita del 18% nell'ultimo mese di passione delle Borse. "Il comparto conferma la propria vivacità e le aziende continuano ad investire", commenta Marangoni. Alerion, dopo il boom dei conti semestrali, ha sottoscritto un accordo con la danese European Energy per l'acquisizione di un impianto eolico in Bulgaria da 12 megawatt. Kerself ha recentemente raggiunto un accordo con un gruppo cinese per la sottoscrizione di un aumento di capitale da 20 milioni di euro. Kinexia, dopo un'ottima semestrale, ha allacciato altri 4 megawatt fotovoltaici in Lazio. Solsonica, controllata da Eems, ha fornito 1 megawatt di pannelli fotovoltaici a Carloforte Energie Rinnovabili ed è stata scelta dal colosso bolognese Consorzio Cooperative Costruzioni per la fornitura esclusiva dei moduli destinati all'offerta del kit fotovoltaico promosso da Coop nell'ambito dell'iniziativa "il Sole nel carrello". Nel terzo trimestre 2011, Solsonica ha venduto pannelli per un totale di 30 megawatt rispetto ai 20 megawatt dello stesso periodo 2010, per un controvalore di 38 milioni di euro. ErgyCapital, finora attiva solo nel fotovoltaico, ha fatto il suo ingresso nel settore del biogas, inaugurando un primo impianto da 1 megawatt nel Mantovano e avviando la realizzazione di altri due impianti analoghi in Friuli e in Lombardia. TerniEnergia ha aumentato la propria partecipazione (fino al 62%) in Lucos Alternative Energy, società operante nel comparto dell'efficienza energetica.
Per Althesys, il potenziale di crescita di queste società è ancora vasto, sia dal punto di vista dei ricavi che dell'occupazione: nello studio "Green Employment e Sviluppo delle Rinnovabili", Marangoni prevede che il comparto superi i 100mila addetti nel 2020 e possa generare un monte stipendi fino a 2,6 miliardi di euro all'anno. Lo studio Althesys, che mette un po' d'ordine fra tutte le analisi nel controverso settore dei green jobs (definizione dal perimetro assai variabile), prevede 41.600 posti di lavoro nel fotovoltaico, 28.250 nell'eolico, 26.400 nelle biomasse e 5.400 nel mini-idroelettrico, oltre a 800 lavoratori verdi nel geotermico.
Le incognite per il settore, tuttavia, restano ampie. Da oltre sei mesi gli operatori sono in attesa dei decreti attuativi sulle norme di recepimento della direttiva europea per le fonti rinnovabili, promessi dal governo in settembre, poi in novembre e adesso, forse, entro fine anno. "E' chiara a tutti la gravità del momento per il Paese, ma il ritardo accumulato dal governo nell'emanazione di queste disposizioni, da cui si potrà dedurre l'entità degli incentivi alle rinnovabili per gli anni a venire, impedisce alle aziende di definire una strategia di lungo termine e di programmare gli investimenti futuri", commenta Vittorio Chiesa, direttore dell'Energy Strategy Group del Politecnico di Milano. "L'incertezza normativa è quasi peggio di un taglio degli incentivi, perché le banche non concedono finanziamenti se non sanno quale sarà il ritorno da qui a un anno", precisa Chiesa. Serve quindi una legge chiara, di lungo periodo e possibilmente con dei meccanismi automatici di riduzione del sostegno alle rinnovabili, che ne accompagni la crescita ancora per qualche anno, fino a quando non saranno in grado di camminare da sole. E serve un piano energetico nazionale, che finalmente integri lo sviluppo dell'energia pulita in una strategia di sistema. Solo così il mercato italiano delle fonti verdi può continuare a crescere, creando valore e occupazione in un periodo di crisi come quello attuale.