Continua la diatriba sul peso in bolletta elettrica degli incentivi alle rinnovabili. Per il Kyoto Club le cifre fornite qualche settimana fa dal governo, che si accinge ad emanare il decreto con i nuovi incentivi per il fotovoltaico, erano improbabili: 10-20 miliardi di euro che cittadini e imprese sborsavano per sostenere le energie rinnovabili.
Kyoto Club ha già chiarito che nel 2010 il totale dei costi per le rinnovabili in bolletta era pari a 2,7 miliardi di euro e che oltre 3 miliardi invece andavano per oneri “impropri”, quali Iva non dovuta, smaltimento del vecchio nucleare, agevolazioni tariffarie per le ferrovie. Circa 2 miliardi sono da attribuire – spiega Kyoto Club – per il mancato collegamento elettrico tra Calabria e Sicilia e per i contratti che prevedono la cosiddetta “interrompibilità” a favore dei grandi consumatori di energia.
L’associazione è tuttavia consapevole che il peso degli incentivi per le rinnovabili in bolletta sarà in sensibile crescita nel 2011, soprattutto a causa dell’exploit del fotovoltaico degli ultimi mesi dello scorso anno e per gli impianti fotovoltaici del cosiddetto decreto “salva Alcoa” che potranno usufruire delle tariffe 2010. Va anche fatto presente però che il governo non dovrebbe dimenticare quei 40 miliardi di euro regalati negli ultimi 10 anni a petrolieri e produttori di energia elettrica da fonti fossili grazie al Cip6.
Per Francesco Ferrante, vice presidente di Kyoto Club, “sono proprio i grandi consumatori di energia che in questi giorni stanno diffondendo dati non corretti sull’alto costo dell’elettricità per colpa del sostegno alle rinnovabili”, per indurre il governo a tagliarli drasticamente.
Ferrante ritiene però che l’assunto da cui partono i grandi consumatori non sia del tutto corretto: nel confronto con i loro concorrenti europei, infatti, l’unico settore che ha motivo di lamentarsi è quello delle piccole imprese che consumano relativamente poca energia elettrica e che la pagano circa il 20% in più della media europea e circa il 5% in più dei tedeschi; i cittadini invece pagano il 15% in più degli europei, ma il 15% in meno dei tedeschi; mentre i grandi consumatori pagano addirittura il 10% in meno dei loro colleghi tedeschi.
Il confronto con la Germania è giustificato non solo perché quello è il paese leader in Europa, ma anche perché tra i paesi europei è quello più simile al nostro per quanto riguarda il peso dell’industria manifatturiera sul sistema economico.
Questo è il grafico elaborato da Kyoto Club su dati Eurostat, che illustra il costo 2010 in euro per ogni 100 kWh, sulla base di differenti scaglioni di consumi elettrici: