Pronti, via: un’altra corsa per gli incentivi al solare

Un mercato stop-and-go. Con la frenata del nucleare e le turbolenze libiche sugli idrocarburi, l'attenzione degli investitori si concentra sul solare italiano, dopo il blocco degli ultimi mesi. Gli operatori sono sulla linea di partenza per acchiappare i nuovi incentivi, il cui varo è previsto a giorni. Ma la bolla del fotovoltaico rischia di riprendere a gonfiarsi.

"La corsa disordinata alle tariffe più generose, che si è scatenata nel primo periodo di transizione a fine 2010 e ha causato l'impennata dei costi del solare sulle bollette degli italiani, rischia di ripetersi ora nel passaggio alla nuova incentivazione", prevede Vittorio Chiesa dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Nelle stime del Politecnico, l'incidenza del solare in bolletta potrebbe arrivare quest'anno ai 2,4 miliardi previsti dall'Authority in bolletta e lievitare già l'anno prossimo a 4-4,5 miliardi. Di conseguenza, l'impegno che lo Stato si sarà assunto a fine 2012, prevedendo 10 gigawatt installati, arriverà complessivamente a 48 miliardi spalmati su vent'anni, periodo di durata degli incentivi. Con un'incidenza, negli anni 2013-2033, di 3,5-4 euro al mese per la famiglia media. In complesso, il messaggio è unanime: gli incentivi al fotovoltaico vanno ridotti, anche perché lo sviluppo di questa fonte è in anticipo sulla tabella di marcia degli obiettivi che ci eravamo posti al 2020 (8 gigawatt e siamo a 7), mentre altre fonti rinnovabili sono rimaste indietro, come l'eolico, che dai 6 gigawatt attuali dovrebbe arrivare a 13. Le nuove tariffe sono in discussione in questi giorni tra i vari ministeri: tutto sta a vedere come verranno ridotte, non solo quanto.

La base della discussione è la proposta avanzata da Confindustria, che ipotizza di aggiungere altri 2 gigawatt all'anno fino ad arrivare a un peso massimo di 6 miliardi di euro in bolletta a fine 2016, con 18 gigawatt installati, dagli 8 previsti a fine 2011. In questo modo l'impegno complessivo lieviterà da 48 a 63 miliardi attualizzati, con un'incidenza di 5,2 euro al mese per la famiglia media nel periodo 2016-2036, secondo i calcoli della squadra di Chiesa (tenendo conto che dal 2028 in poi le uscite annue diminuiranno, con la fine dell'incentivazione degli impianti installati nel 2007). Il problema è che la proposta di Confindustria prevede una riduzione molto graduale delle tariffe incentivanti nel periodo transitorio dal 1° giugno al 31 dicembre 2011, rendendole in alcuni casi addirittura più generose rispetto a quelle precedenti, che si volevano tagliare. "Abbiamo previsto incentivi generosi in questa fase perché ci sono tanti cantieri aperti e la riduzione di mese in mese dovrebbe spingerli a chiudere rapidamente", spiegano in Confindustria.

Alla prova dei fatti, un sistema di questo tipo potrebbe scatenare un'altra corsa disordinata per inserirsi nella finestra mensile più generosa e soprattutto per rientrare nella quota annuale. "Se non verrà messo in piedi un meccanismo che automatizzi le riduzioni degli incentivi, agganciandole al raggiungimento di una certa quota d'installazioni, ma senza tetti annuali, come in Germania, ci sarà sempre una corsa per cogliere la finestra più favorevole e continueremo ad avere un mercato stop-and-go, che non fa bene a nessuno", ribatte Chiesa. Alla base della corsa ad arraffare quel che si può c'è l'incertezza normativa, che caratterizza il mercato dagli ultimi mesi del 2010, quando il governo concesse anche agli impianti fuori tempo massimo una proroga di sei mesi, per accedere alle tariffe più favorevoli dell'incentivazione precedente. In quei pochi mesi sono stati installati, secondo i dati comunicati dal Gestore dei Servizi Energetici, quasi 4 gigawatt di pannelli, più dell'intero parco fotovoltaico italiano installato fino ad allora. Uno sproposito (con qualche irregolarità di mezzo, che sta già emergendo). Per rimediare allo scivolone del 2010, il governo ha anticipato a fine maggio 2011 la scadenza degli incentivi, inizialmente prevista per il 31 dicembre 2013. Ma la pezza si è rivelata peggiore del buco: le banche, irritate dall'incertezza, hanno ritirato i finanziamenti e il comparto si è bloccato, con 50mila posti di lavoro che traballano. "Il mercato è rimasto paralizzato dal decreto varato a inizio marzo, che ha cancellato inaspettatamente gli incentivi senza spiegare cosa succede dal 1° giugno in poi", fa notare Chiesa. Ora il governo promette l'avvio dei nuovi incentivi in tempi brevi: forse già questa settimana, ha detto il ministro Stefania Prestigiacomo. Stavolta però è importante fare bene, non solo fare in fretta, perché queste cifre ce le porteremo dietro per vent'anni. E sono cifre importanti.