Un bel regalo di Natale per il settore dell'energia rinnovabile. Il consiglio dei ministri ha approvato in corner lo schema del decreto che dovrebbe dare attuazione alla direttiva europea sulla promozione delle fonti pulite per raggiungere gli obiettivi 20-20-20. Lo schema elimina con un tratto di penna il sistema dei certificati verdi e introduce una nuova tariffa incentivante, che nei termini previsti oggi getterebbe tutto il settore nelle mani della malavita organizzata: l'unica impresa in Italia che non ha bisogno delle banche per trovare liquidità da investire.
Per fortuna lo schema del decreto deve ancora affrontare un percorso complicato, rischiando come sempre di sforare i tempi di Bruxelles, per cui è probabile che vengano apposte delle modifiche in corso d'opera. Altrimenti, annunciano gli operatori eolici, il loro settore è destinato a morte certa. Ma anche gli operatori fotovoltaici criticano duramente il limite a 1 megawatt imposto agli impianti a terra nei terreni agricoli.
Il provvedimento è basato sul concetto del superamento dei certificati verdi a partire dal 1° gennaio 2013:. da quella data entra in vigore una tariffa onnicomprensiva, comunemente chiamata "feed-in tariff". Ma il sostegno statale sarà certo solo per gli impianti di piccola taglia, fino a 5 megawatt, mentre per gli altri sarà utilizzato un sistema di aste competitive al ribasso, nell'ambito del quale a ottenere gli incentivi saranno solo gli impianti che chiederanno al governo incentivi più leggeri. Gli impianti realizzati prima del 2013, infine, dovrebbero passare attraverso un regime transitorio tra il 2011 e il 2015, in cui potranno continuare a ricevere il vecchio incentivo, ma decurtato del 30% rispetto al prezzo fissato nel 2007. Dal 2015 in poi, tutti gli impianti dovrebbero passare al nuovo sistema, con dei parametri da decidere allora.
"Immaginiamoci quindi un parco eolico costruito nel 2004 o 2005", commenta Simone Togni dell'Associazione Nazionale Energia del Vento. "A quel tempo l'incentivazione, composta dal valore dei certificati verdi più il valore dell'energia venduta sul mercato, dava un'aspettativa di remunerazione a 230 euro per megawattora. Ed è su quella cifra che sono stati richiesti i finanziamenti alle banche, ritenendo che sarebbe rimasta costante. Nel 2007 è stato introdotto un tetto degli incentivi a 180 euro e quindi c'è stata la prima riduzione. Da allora ad oggi, il valore dei certificati verdi è stato fatto scendere circa del 10% all'anno, arrivando all'attuale incentivo di 147 euro complessivi, una cifra con cui, tolti 40 euro di costi a megawattora, le banche non recuperano il loro finanziamento, per cui già oggi molti campi eolici sono tecnicamente in default. Poi arriva il nuovo decreto legislativo e taglia via ancora una fetta, riducendo l'incentivo del 30% rispetto ai valori del 2007, così si arriva a 138 euro. Infine, nel 2015, lo stesso impianto entra nel nuovo sistema, con dei parametri che verranno decisi allora, ma probabilmente ancora più penalizzanti. In dieci anni, quante volte sono state cambiate le carte in tavola?"
La domanda di Togni, a questo punto, se la stanno ponendo tutti gli operatori eolici, meditando di cambiare mestiere. Ma se loro cambiano mestiere, commenta Togni, ci sarà sempre qualcun altro che avrà sufficiente liquidità per inserirsi nel business al posto loro: la criminalità organizzata. In altre parole: rendendo l'eolico non bancabile, lo si affida direttamente nelle mani della mafia, che come noto ha il problema di riciclare denaro sporco, non di chiedere finanziamenti alle banche.
Resta il fatto che l'Italia, di qui al 2020, deve ottemperare agli obblighi europei sulle fonti rinnovabili, che prevedono una quota del 28% di fonti verdi sul fabbisogno elettrico nazionale, da soddisfare in larga misura con l'eolico, la fonte pulita più potente. Il decreto legislativo in questione dovrebbe appunto servire a questo. Ma con lo schema passato in consiglio dei ministri, l'obiettivo di 16mila megawatt eolici installati non verrà mai raggiunto e si rischia d'incorrere nelle sanzioni di Bruxelles. "Fino a giugno di quest'anno eravamo circa nei tempi previsti, con una crescita costante che durava da una decina d'anni e ci ha portato ottimi risultati, con 5.000 megawatt di campi eolici e quasi 25mila occupati nel settore. Ma ora si è fermato tutto e non riusciremo a raggiungere i 6000 megawatt previsti per fine anno, né a crescere ulteriormente l'anno prossimo su queste basi", constata Togni. In pratica, gli operatori del settore non riescono più ottenere finanziamenti se la remunerazione cala al di sotto dei 160 euro a megawattora. Tutto quello che chiedono è avere una certezza di lungo periodo che l'incentivo non scenderà sotto quel livello. Altrimenti in Italia non si tirerà più su una pala pulita.