L'eolico europeo guarda al mare. E Berlino farà da traino
verso questa nuova frontiera. Leader continentale delle fonti rinnovabili,
prima nell'eolico con 26 gigawatt complessivi, la Germania non aveva ancora
affrontato il tema dell'offshore. Ma in maggio ha inaugurato il suo
primo parco eolico nel Mare del Nord, Alpha Ventus. Ne seguiranno altri 25, con
1650 pale, che insieme ai piani di sviluppo degli altri Paesi nordici, dal
Regno Unito alla Norvegia, andranno a rimpiazzare l'oro nero del Mare del Nord,
in via di esaurimento. Il tutto legato da una supergrid capace di reggere le
forti oscillazioni tipiche delle fonti rinnovabili, simile a quella in via di
sviluppo per il progetto mediterraneo Desertec.
Mentre nel Mediterraneo si punterà sul sole, nel Mare del
Nord si punta sul vento, una tecnologia ampiamente collaudata: basta investire
sul campo. È quello che ha annunciato il governo britannico, che ha lanciato un
piano da oltre 86 miliardi di euro per la costruzione di 9 campi offshore per un
totale di 32 gigawatt di potenza. La Germania si è fissata l'obiettivo di
arrivare a 25 gigawatt entro il 2030 e ha già concesso i permessi di
costruzione per un totale di 8 gigawatt. Da qui al 2020 la Ue dovrebbe poter
estrarre dal vento offshore 55-60 gigawatt, quasi altrettanti della potenza
eolica attuale. La Offshore Grid Initiative coinvolge i dieci Paesi europei che
si affacciano sul Mare del Nord e sul Baltico. L'intesa politica c'è già e le
trattative sono in corso per siglare un memorandum entro la fine di quest'anno,
con il sostegno di tutte le compagnie elettriche dell'area, da E.on a
Vattenfall, da Vestas a Rwe. Ma è la rete, che unirà i centri di produzione e
quelli di consumo, l'investimento principale del progetto. Si tratta di linee
di corrente continua ad alta tensione, già sviluppate dalla Abb e dalla
Siemens: in totale ci sarà bisogno di 6 mila chilometri di cavi, molto più
grossi di quelli attuali dell'alta tensione e molto più performanti. Per
l'European Wind Energy Association, ci vorranno 30 miliardi di euro. Ma è
presto per fare valutazioni complessive. Al momento di sicuri ci sono solo i
165 milioni di euro che la Commissione Europea ha messo sul tavolo per il piano
di connessione tra i campi eolici del Mare del Nord e del Mar Baltico, un
piccolo inizio ma un tassello importante della supergrid.
Se la partita principale dell'eolico offshore si gioca a
Nord, non è chiusa per chi si affaccia a Sud. In Italia, i progetti di un decina di aziende si concentrano in Molise,
Puglia, Sardegna e Sicilia, ma con diversi stadi di avanzamento. Il primo e, per ora, unico campo eolico offshore
autorizzato in Italia è quello della milanese Effeventi, di Luca Wagner, nelle
acque di fronte a Termoli e a Montenero di Bisaccia: la Corte Costituzionale ha
rigettato per incostituzionalità il divieto imposto dalla Regione. Il
parco eolico San Michele prevede 54 torri alte 80 metri, della potenza
complessiva di 162 megawatt. Stesso
problema per Trevi Energy, di Davide Trevisani, che punta invece sulla Puglia:
anche lì la giunta regionale ha appena espresso parere sfavorevole di
compatibilità ambientale per i due campi eolici offshore proposti, uno da 150
megawatt al largo della costa foggiana al confine con il Molise e l'altro da
300 megawatt davanti a Manfredonia. Ma non è detta l'ultima parola, anche se il
gruppo Trevi ha già dovuto ritirarsi da un progetto analogo in Sardegna. La
Puglia ha dato invece parere favorevole a un campo eolico al largo di Tricase,
nel Salento: il progetto della Sky Saver riguarda l'installazione di 24 pale
per un totale di 90 megawatt, a una distanza di 20 chilometri dalla costa.
Essendo in mare aperto, in questo caso le turbine non potranno essere ancorate
al fondo ma sospese su piattaforme galleggianti.
Incerto anche il
destino per la joint venture Enel-Moncada, che prevede 115 torri nel golfo di
Gela: Legambiente Sicilia aveva dato fin dall'inizio il suo sostegno al
progetto, ma i comuni prospicenti sono tutti contrari. Ma anche qui non è detta
l'ultima parola. L'autorizzazione finale in materia energetica, infatti, spetta
allo Stato: il parere degli enti locali ha un valore solo consultivo. Tanto è
vero che, malgrado le resistenze locali – ben nota quella di Vittorio Sgarbi in
quanto sindaco di Salemi – la Sicilia è una delle regioni italiane dove
l'eolico cresce di più: secondo i dati di Terna, ci sono momenti in cui
l'energia del vento soddisfa il 60% del fabbisogno dell'isola.