Da Lisbona a Varsavia con un litro di carburante. Da Trieste a Berlino con un kilowattora di energia elettrica, al modico prezzo di 5 centesimi di euro. Un sogno? Non per i tremila ragazzi che hanno partecipato con i loro prototipi futuristici alla Shell Eco-marathon di Rotterdam, dove non conta andare più veloce, ma consumare meno degli altri. È facile immaginare che fra le 200 squadre in competizione si nascondano i tecnici in erba che inventeranno l’auto prossima ventura, forse anche grazie all’esperienza fra i paddock di questa Formula 1 della mobilità sostenibile, dove liceali e universitari di tutta Europa e dintorni si disputano il podio con mezzi ineguali ma identico entusiasmo. Le performance migliori sono appannaggio dei francesi, presenti con 57 team. Le squadre italiane in corsa invece erano cinque, di cui due università – Politecnico di Torino e Università della Basilicata – e tre scuole superiori dell’Emilia-Romagna. Ma i francesi sono storicamente i principali sponsor dell’iniziativa, partita trent’anni fa dal Paul Ricard Motor Circuit di Le Castellet e rimasta in Francia fino al 2009.
Nel lontano ’85 il team svizzero Henry vinse la gara coprendo 680 chilometri con un litro di benzina, mentre quest’anno il team vincente del liceo La Joliverie di Nantes ne ha fatti ben 3.314 di chilometri, 5 volte di più, polverizzando il suo stesso record dell’anno scorso (2.980 chilometri al litro) sempre con il prototipo Microjoule, un piccolo siluro monoposto in fibra di carbonio dove il conducente deve guidare da sdraiato, come in uno slittino olimpionico, per assecondare la forma aerodinamica del veicolo. Microjoule, 30 chili di peso, con un motore a combustione interna compatto ma molto efficiente, è la quarta versione di un prototipo che ha vinto nove volte alla maratona ecologica. Francese è anche il team che ha conquistato la categoria UrbanConcept, dove gareggiano veicoli meno futuristici pensati per un utilizzo cittadino e quindi più simili a una city-car: la piccola Roul’Cagouille dei ragazzi del liceo Louis Delage di Cognac, ha percorso quasi 470 chilometri con un litro di benzina.
In entrambe le categorie, Prototipi e UrbanConcept, corrono anche veicoli alimentati a etanolo o Gtl, diesel, batteria elettrica e idrogeno, valutati in base alla distanza coperta usando un litro di carburante o un kilowattora di energia, con risultati decrescenti. Il miglior prototipo a etanolo ha fatto 2.700 chilometri e la migliore city-car 600, il prototipo diesel ha fatto 1.300 chilometri e la city-car 390, il prototipo elettrico 1.100 chilometri e la city-car 310, il prototipo a idrogeno 430 chilometri e la city-car 150. Resta da chiedersi, in via del tutto teorica, che senso abbia stabilire un’equivalenza fra un litro di benzina e un kilowattora elettrico, quando è noto che il potere calorico di un litro di benzina equivale a oltre 9 kilowattora elettrici, per cui il prototipo elettrico che ha fatto 1.100 chilometri con un kilowattora potrebbe farne 10mila con una potenza equivalente a un litro di benzina e vincere qualsiasi eco-maratona del mondo. In termini di efficienza non c’è gara fra un motore a combustione interna e un motore elettrico, dato che qualsiasi processo di combustione, anche il più avanzato, raramente supera un’efficienza del 30%, disperdendo il resto in calore mentre un motore elettrico riesce ad arrivare a livelli di efficienza vicini al 90 per cento.
Da qui nasce la convinzione, nel mondo delle automobili ma anche fra i team a Rotterdam, che la mobilità del futuro sarà prevalentemente elettrica. «Nel nostro prototipo Escorpio abbiamo voluto sfruttare la potenza del sole, con celle solari e circuiti elettronici super-efficienti, per controllare gli ultracapacitori che affiancano le batterie ai polimeri di litio», spiega Stefano Covezzi, professore di tecnologia meccanica all’Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci di Carpi, che partecipa alla competizione da otto anni e anima la collaborazione del team ZeroC con le imprese del distretto dell’automotive modenese. Quest’anno Escorpio si è piazzato ottavo fra i prototipi elettrici, ma ha migliorato il rendimento arrivando a 604 chilometri con un solo kWh elettrico, dai 528 dell’anno scorso. «Equivale a fare 5.400 chilometri con un litro di benzina», fa notare Covezzi. Sono “elettrici” anche gli studenti del Politecnico di Torino, piazzati in quarta posizione con il loro prototipo a idrogeno Idra, arrivato a 314 chilometri con un kilowattora. Ma l’investimento più grosso del team H2politO, coordinato dalla professoressa Massimiliana Carello, è concentrato sulla city-car: Xam per il circuito di Rotterdam e Xam 2.0, la sorellina ibrida un po’ più grande che possiamo già incrociare su strada, pronta per sbarcare sul mercato del car-sharing metropolitano. «Ci lavoriamo per inseguire un sogno: quello di costruire qualcosa di concreto e utilizzabile», spiega Alessandro Messana, ingegnere già laureato e team leader del progetto torinese.