Sole, mare, vento. Belli da vedere, ma anche utili per generare energia senza emissioni, se sfruttati con intelligenza. Alle isole italiane non mancherebbero le materie prime. Anzi, alle fonti rinnovabili classiche si potrebbe aggiungere anche la geotermia, data la geografia dei nostri vulcani. In più, le isole del Sud godono di un clima mite, molto più indulgente dal punto di vista energetico, come dimostrano le civiltà plurimillenarie che, non a caso, vi sono nate. Quindi il carico energetico invernale è molto più ridotto rispetto a quello necessario per riscaldare le isole nordiche, che pure sono spesso completamente autosufficienti, grazie alle pale eoliche e alle centrali a biomasse.
Nelle isole italiane, invece, si punta di più sul solare e sull’energia del mare. Pantelleria, la più grande delle isole satelliti della Sicilia, ha cominciato a sfruttare la forza delle onde con una macchina ideata da Wave for Energy, uno spinoff del Politecnico di Torino. L’Iswec, un impianto galleggiante da 200 kilowatt, produce 150 megawattora all’anno e alimenta un dissalatore per produrre acqua dolce, un bene scarso e prezioso nelle isole. Lungo 15 metri e largo 8 per un’altezza di 5 metri, di cui quattro sono sott’acqua, la macchina ha lo stesso impatto visivo di una barca ormeggiata al largo. A produrre l’energia sono due gruppi di conversione giroscopici, cioè due volani di metallo da 10 tonnellate l’uno, che si muovono grazie alla forza delle onde. Il progetto è d’installare una seconda macchina analoga, che può soddisfare il fabbisogno di 200 famiglie. Le macchine del Politecnico si affiancheranno alla realizzazione di impianti fotovoltaici diffusi, impianti solari termici per la produzione di acqua calda, impianti mini-eolici e sistemi di accumulo dell’energia previsti dal progetto Pantelleria Smart Island, lanciato quest’estate da Terna, la società della rete, insieme al Comune di Pantelleria, per portare la 30% la produzione di energia da fonti rinnovabili sull’isola.
Punta sull’energia delle onde anche l’isola d’Elba, dov’è installata la prima macchina commerciale di 40SouthEnergy, fondata dall’italiano Michele Grassi, con sede a Londra e a Pisa. Grassi, che è stato sostenuto in diverse fasi da Enel Green Power, è l’unico a tentare la strada delle macchine che non galleggiano in superficie, ma vanno ad intercettare l’energia in profondità. La più piccola delle sue macchine, l’H24 da 50 kilowatt, si appoggia sul fondo a una decina di metri di profondità ed è composta da una guida, lunga 24 metri, su cui è montata una componente mobile, che viene spostata avanti e indietro dalle onde e dalle maree. Il motivo di andare a cercare l’energia dove ce n’è poca è chiaro: l’ambiente di superficie è molto più energetico, ma le macchine galleggianti vengono spesso distrutte dalle tempeste, mentre le macchine di profondità sono molto più resistenti. Con un costo dell’energia in autoconsumo ormai già competitivo con l’elettricità della rete, l’energia delle onde potrebbe essere l’asso nella manica per le piccole isole italiane.
A Favignana, nelle Egadi, il piano è invece sviluppare il fotovoltaico diffuso, la mobilità sostenibile, le smart grid e l’illuminazione a led. La Sea, azienda elettrica delle Egadi – insieme ai partner del progetto Abb, Gewiss e Mercedes-Benz – vuole ricoprire, come primo passo, il tetto della nuova centrale elettrica dell’isola con pannelli solari, che consentiranno di produrre circa 700 megawattora all’anno di energia elettrica e andranno ad alimentare le nuove colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici. In particolare nell’isola sono molto diffuse le biciclette elettriche (oltre 300), grazie anche a un incentivo del Comune. L’obiettivo di medio termine è soddisfare l’intera domanda di elettricità con il sole e utilizzare sempre meno il gasolio, che attualmente assicura il grosso dell’energia agli abitanti dell’isola. La superficie dei tetti di Favignana, in base alle analisi della Sea, è pari a circa 320mila metri quadri lordi, con una potenza installabile teorica di circa 11 megawatt: questa potenza sarebbe in grado di assicurare una produzione annua capace di coprire l’intero fabbisogno dell’isola, anche in alta stagione. La realizzazione dell’intero programma, compresi gli impianti fotovoltaici, gli accumuli e la smart grid, comporterà un investimento complessivo di circa 25 milioni di euro.
A Ventotene, una delle isole pontine, l’Enel ha installato 300 kilowatt di batterie al litio. L’accumulo elettrochimico ha permesso di ridurre il consumo di gasolio del 20% l’anno e apre la strada all’installazione di fotovoltaico diffuso, senza provocare sbilanciamenti sulla rete. L’obiettivo è replicare il modello in altre isole minori, in particolare a Capraia e nelle Eolie.