La complessa topografia della Norvegia, con i suoi fiordi che si spingono profondamente all’interno del territorio, impone lunghe deviazioni per raggiungere località anche molto vicine in linea d’aria. Da qui nasce un progetto che potrebbe rivoluzionare la gestione del traffico planetario, consentendo di viaggiare con la propria auto in tunnel sospesi sott’acqua. Il governo norvegese sta infatti programmando di investire 25 miliardi di dollari per finanziare la costruzione delle prime strade sottomarine galleggianti della storia, che potrebbero essere operative già nel 2035.
L’idea dei tunnel galleggianti è stata identificata come l’unica soluzione per sopperire all’impossibilità di realizzate ponti fra i sette fiordi più profondi, che al momento attuale possono essere superati soltanto trasferendo le auto a bordo di traghetti, allungando enormemente i tempi di percorrenza fra il porto di Kristiansand nel Sud a Trondheim nel Nord della Norvegia lungo la strada E39, mille chilometri che oggi comportano oltre 20 ore di viaggio, con una media di meno di 50 chilometri all’ora. Grazie ai tunnel galleggianti, la traversata si ridurrebbe a non più di otto ore e mezza, in base ai calcoli di Olav Ellevset, ingegnere strutturista a capo del progetto. L’obiettivo è di dare il via ai lavori di costruzione entro questo decennio, spiega Ellevset. Al progetto collabora anche un’ingegnere civile comasca, Arianna Minoretti, 38 anni, che è partita da una specializzazione al Politecnico di Milano in questo tipo di costruzioni e tre anni fa è stata chiamata dal governo norvegese a far parte del team impegnato negli studi di fattibilità.
Tecnicamente si tratta di tunnel semi-galleggianti, con due corsie per ogni direzione di marcia: l’infrastruttura – installata fino a 30 metri di profondità – sarà realizzata in base al principio di Archimede, quindi agganciandola a una serie di piattaforme galleggianti, senza bisogno di piloni di sostegno piantati sul fondo del mare – che nei fiordi più ampi può essere profondo anche più di un chilometro – e sarà ancorata sul fondo nei punti più favorevoli. Superfluo aggiungere che si tratta di un progetto estremamente ambizioso e non privo di incognite, a cominciare dalle piattaforme di sostegno a pelo d’acqua, perennemente soggette alle correnti e alle intemperie, oltre che al possibile urto di natanti. Il vantaggio è che il maltempo non potrà raggiungere il tunnel a 30 metri di profondità.
L’idea di appoggiarsi su piattaforme galleggianti, del resto, non è nuova: si usa già per sostenere i ponti che per qualche motivo non possono reggersi su dei piloni. Per gli ingegneri impegnati nel progetto si tratta “soltanto” di calcolare con attenzione qual è l’equilibrio ideale fra la libera oscillazione delle piattaforme e la resistenza della struttura a venti e tempeste. Per chi ci passerà dentro in macchina, invece, la sensazione non sarà diversa da quella che si prova guidando in un tunnel convenzionale, assicurano i progettisti, che rimandano ad altre “prime volte”, come quella dell’Eurotunnel sotto la Manica, per far capire che si tratta soltanto di una questione di abitudine. “I norvegesi sono abbastanza abituati ad andare sott’acqua in galleria”, spiega Kjersti Kvalheim Dunham, che sovrintende alla riorganizzazione del percorso della E39. La Norvegia, infatti, ha già 1.150 gallerie, di cui 35 sottomarine.
Se il progetto supererà tutte le norme di sicurezza, il primo tunnel galleggiante dovrebbe collegare le località di Oppedal e Lavik, attraversando il Sognefjord, poco più a Nord di Bergen: questa prima opera avrebbe una lunghezza complessiva di circa 4 chilometri, con 16 piattaforme galleggianti di sostegno, ben distanziate fra loro per non interferire col traffico marittimo. Una volta superate le ansie iniziali, la prima volta norvegese potrebbe aprire la strada ad altre soluzioni analoghe nel resto del mondo e i tunnel galleggianti potrebbero diventare uno standard costruttivo come un altro per le infrastrutture viarie.