Da Amsterdam a Parigi in trenta minuti. E’ il sogno di Tim Houter, fondatore di Hardt Global Mobility, la prima startup europea lanciata verso un futuro di trasporti supersonici, sul modello dell’Hyperloop di Elon Musk. L’idea non è nuova ma è stata ripresa da Musk nel 2013, con l’obiettivo di ridurre al massimo i tempi degli spostamenti via terra, ipotizzando delle capsule che viaggiano a mille e cento chilometri all’ora, sospese grazie a magneti all’interno di un tunnel sotto vuoto. Se le difficoltà tecniche saranno superate, l’Hyperloop potrebbe fare concorrenza alle linee ferroviarie ad alta velocità, avvicinando Paesi e continenti, consentendo a tutti di andare da Tallin a Helsinki in meno di un’ora, da Madrid a Tangeri in appena 50 minuti o da Cagliari a Bastia in 40 minuti, senza bisogno di salire su un aereo e soprattutto con un impatto ambientale molto inferiore, perché il sistema immaginato da Musk e compagni è elettrico, consuma meno energia di un treno e fa meno rumore.
Il progetto visionario è stato sviluppato in prima battuta dalle due società di Musk, Tesla e SpaceX, ma poi l’imprenditore sudafricano ha deciso di renderlo open source, accessibile a chiunque. Da allora sono nate diverse compagnie che ci lavorano, a partire da Hyperloop Transportation Technologies e Hyperloop One, che ha già sviluppato il primo prototipo e lo sta testando a bassa velocità in Nevada, con l’obiettivo di riprodurre le condizioni di esercizio entro quest’anno, all’interno di un tubo lungo 1600 metri. Nel frattempo Rob Lloyd, amministratore delegato di Hyperloop One, fa proseliti in giro per il mondo e prospetta la facile realizzazione di collegamenti supersonici ai governi più facoltosi, dalla Svizzera a Dubai, mentre la rivale Hyperloop Transportation Technology si è già messa d’accordo con il governo slovacco per un collegamento da Vienna a Bratisava.
Houter, invece, dopo aver guidato il team di Delft nel concorso lanciato da SpaceX per il miglior design della capsula, dove gli olandesi sono arrivati secondi dietro al Mit, è tornato a casa sua e ha convinto il governo dell’Aia a finanziare il primo sito si sperimentazione dell’Hyperloop in Europa, vicino a Delft. “Una nuova era è cominciata per i trasporti, con le auto a guida autonoma, le autostrade automatizzate e i droni”, ha detto la ministra delle Infrastrutture, Melanie Schultz van Haegan, il mese scorso all’inaugurazione. “Nei Paesi Bassi, vogliamo essere il centro di sperimentazione europeo per queste forme di trasporto innovative e sostenibili, sviluppando al massimo la ricerca. L’Hyperloop è veloce, innovativo, silenzioso, sostenibile e molto interessante per risolvere i trasporti del futuro”.
Houter si muove dunque con la benedizione del suo governo e promette, più realisticamente dei concorrenti, un test in piena regola entro il 2019, quando conta di dimostrare che il sistema è “sicuro e pronto”, ma vede già nel 2021 il primo collegamento operativo fra due città e nel 2035 una rete di Hyperloop attiva in tutta Europa, che dovrebbe “trasformare il nostro mondo in un villaggio globale”. Un villaggio in cui basta mezz’ora per percorrere 500 chilometri, cambiando così l’idea stessa di città contigue e i rapporti produttivi ed economici tra Paesi apparentemente distanti.