Radiazioni mediatiche: perché il nucleare fa più paura?

Per giorni e giorni, la copertura mediatica del terremoto in Giappone si è concentrata quasi esclusivamente sul rischio nucleare. Poi, quando il rischio si è attuenuato, il disastro è sparito dalle pagine dei giornali. "Questo tipo di copertura ci dice molto di più su noi stessi che sull'incidente di Fukushima", spiega David Spiegalhalter, autorità internazionale in materia di percezione pubblica del rischio, di cui è professore a Cambridge.

Da statistico, non può far altro che appellarsi ai numeri. E porta il classico esempio di Chernobyl, dove i morti attribuiti direttamente all'incidente dall'ultimo rapporto dell'Onu (febbraio 2011) risultano 64. "Si stima che 17 milioni di persone siano state esposte alle radiazioni dovute all'incidente di Chernobyl, ma non più di 2000 si sono ammalate di cancro, avendo consumato cibo contaminato per colpa delle informazioni false fornite dalle autorità dopo l'incidente", fa notare Spiegelhalter. E' un bilancio drammatico, ma molto più contenuto di quanto ci si aspettasse. Niente a che fare con altri disastri industriali, come quello del 2 dicembre 1984 a Bhopal, in India, dove la nuvola di gas fuoriuscita da una fabbrica di pesticidi fece 3.787 vittime. Oppure con gli infiniti incidenti legati al mondo dell'energia, dalle decine e decine di stragi nelle miniere di carbone (a Benxihu, in Cina, nel 1942 morirono in 1549) al crollo della diga del Vajont, con 1917 vittime.

D'altra parte, pochi sembrano preoccuparsi delle radiazioni naturali cui si espone, sotto forma di gas radon, chiunque risieda nella parte occidentale dell'Inghilterra: "Le stime mediche attribuiscono a questo fenomeno oltre mille morti di cancro all'anno", rileva. Idem dicasi per le radiografie. Si calcola che le radiazioni erogate da una Tac siano equivalenti alla dose assorbita da chi si trovava a due chilometri e mezzo dal centro dell'esplosione di Hiroshima. "Visto che ogni anno negli Stati Uniti si somministrano più di 70 milioni di Tac, il National Cancer Institute calcola che 29mila americani si ammaleranno di cancro a causa delle radiazioni ricevute nell'arco di un solo anno", precisa Spiegelhalter.

Sia nell'uno che nell'altro caso, le conseguenze sono ben più devastanti di quelle causate dal più grave degli incidenti in tutta la storia del nucleare civile. Perché nessuno se ne cura? In questa materia, evidentemente, la percezione cambia molto a seconda del modo in cui le radiazioni si diffondono. "Gli psicologi hanno speso anni per identificare i fattori che ci portano a una marcata sensazione di vulnerabilità e una fuga radioattiva da un impianto nucleare li tocca tutti. E' un rischio invisibile, misterioso e incomprensibile, associato a conseguenze terribili come il cancro o le malformazioni congenite. Sembra innaturale". Se le radiazioni le abbiamo scelte noi, le percepiamo come un rischio calcolato. "Ma se le radiazioni vengono da un incidente che ci è stato imposto contro la nostra volontà, ci sentiamo molto più vulnerabili". Di conseguenza, Spiegelhalter è convinto che i principali effetti per la salute dovuti a un incidente nucleare siano psicologici. Per contrastarli, l'unica salvezza è la corretta comunicazione: "Un flusso costante d'informazioni obiettive è fondamentale per smontare l'ansia". Un messaggio che purtroppo, anche questa volta, sembra cadere nel vuoto.