Energia verde: la grande fuga delle imprese italiane all’estero

La grande fuga è cominciata l'anno
scorso. Già nel 2011 le imprese italiane dell'energia verde hanno
investito più all'estero che in Italia, soprattutto nell'eolico. Ma
quest'anno il trend è ancora più marcato.

"Il problema non sta nel taglio
degli incentivi, questo è successo dappertutto", spiega Piero
Manzoni, amministratore delegato di Falck Renewables, tra i
principali attori dell'energia pulita italiana, con oltre 700
megawatt di capacità installata. "Le nuove regole innalzano
tali e tanti ostacoli burocratici, che investire in Italia è
diventata una missione impossibile". Spiega Manzoni: "Ora
c'è spazio solo per 500 megawatt all'anno, che vengono assegnati con
un'asta. Se nel corso dell'anno non esco vincitore con uno dei miei
impianti, per i quali ho lavorato, ho speso soldi per i progetti, per
trovare il terreno e per ordinare le turbine, devo stare fermo un
altro anno fino all'asta successiva e quindi ho lavorato in perdita".
Conseguenza? "Sarà inevitabile per tutte le imprese del
settore, la cui redditività si basa sul rendimento degli impianti,
investire in quei Paesi che credono allo sviluppo delle rinnovabili e
dove ci sono maggiori certezze". Sottinteso: gli unici che
possono investire in Italia sono soggetti che non hanno bisogno di
finanziamenti bancari, perché hanno tanti soldi in tasca da
riciclare che non sanno dove metterli.

Wwea

Di conseguenza, Falck punta molto sulla
Scozia e sulla Polonia. In Scozia ha già cinque parchi eolici in
funzione, 3 autorizzati e altri 4 in via di sviluppo. Falck
Renewables ha anche stabilito la propria base operativa a Inverness,
da dove vengono controllate le operazioni di tutti i progetti in
Europa. "Anche qui calano gli incentivi, ma il sistema di
assegnazione rimane lo stesso, senza le aste, com'era prima in
Italia", spiega Manzoni. In Francia, la società milanese ha
costruito quattro parchi eolici e ne sta sviluppando altri tre,
mentre in Polonia ha diversi progetti in via di autorizzazione.

E Falck non è l'unica a prendere il
volo. Enel Green Power, leader europea delle fonti rinnovabili, se ne
va a piantar pale in Brasile, in Cile e in Messico, in aree dove le
normative sono più stabili e la ventosità media è quasi doppia di
quella europea, con le ovvie ricadute sul rendimento. In Brasile,
nello Stato di Bahia, e in Cile, a Talinay, la società guidata da
Francesco Starace ha in corso due progetti da 90 megawatt, con un
investimento, per il Cile, di 165 milioni di dollari. In Messico,
nello Stato di Oaxaca, si è aggiudicata un progetto da 130 milioni
di dollari per 100 megawatt, da aggiungere agli altri 127 megawatt di
capacità già installata che possiede in loco. In Romania, dove Enel
è il più importante investitore privato del settore elettrico, Egp
viaggia verso i 500 megawatt eolici installati, dopo aver allacciato
un parco da 50 megawatt nel Banato. Ma la gara più ambita è quella
che sta arrivando alle battute finali in Marocco, dove Egp è uno dei
6 gruppi in corsa per la realizzazione di 5 nuovi parchi eolici, per
un totale di 850 megawatt, più il potenziamento di 200 megawatt in
un parco già esistente, alle pendici dell'Atlante, poco lontano da
Agadir.

L'eolico romeno fa gola anche a LukErg
Renew, che ha in via di realizzazione un parco eolico da 84 megawatt
nella regione di Tulcea. Finora LukErg, joint venture fra Erg e
Lukoil, era attiva solo in Bulgaria, dove ha un parco da 40 megawatt,
ma ora conta di espandersi anche in Ucraina e in Russia. Il vento
dell'Est attira anche Alerion, che ha un parco da 65 megawatt già
autorizzato in Romania e diversi progetti in via di sviluppo in
Bulgaria e in Ungheria.

L'eolico europeo ha sfondato
recentemente la soglia dei 100 gigawatt di potenza installata, di cui
7.300 in Italia, che si contende ancora con la Francia la sesta
posizione nella graduatoria eolica mondiale. Ma il rapido sviluppo
delle installazioni eoliche offshore al largo della costa atlantica
francese e il completamento del mega parco eolico offshore alle foci
del Tamigi, London Array, sta portando questi due Paesi a scavalcare
il mercato italiano, che per ora ristagna.

In base a uno studio di Ernst &
Young, l'energia eolica rende di più e crea un maggior numero di
posti di lavoro rispetto alle centrali a ciclo combinato a gas: in
Europa, secondo lo studio, la generazione di 1 megawattora elettrico
produce 56 euro di Pil nel caso dell'eolico e 16 euro nel caso del
gas, che dev'essere in gran parte acquistato all'estero e apporta
quindi vantaggi "molto limitati" all'economia nazionale.