Il minieolico che piace all’Italia

Piccolo è bello. Ne sa qualcosa il minieolico italiano, che sta vivendo un vero e proprio boom. Quest’anno le nuove installazioni arriveranno a 15-20 megawatt, dopo i 12 nuovi megawatt realizzati l’anno scorso. Un balzo notevolissimo, concentrato soprattutto nelle regioni del Sud: Puglia e Basilicata da sole ospitano più di metà della potenza minieolica italiana, secondo l’ultimo rapporto dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.

Le pale di piccola taglia, in particolare se inferiori ai 60 kilowatt di potenza, contrariamente all’eolico di grande taglia, possono approfittare dall’anno scorso dell’incentivazione diretta e quindi hanno molto successo presso una vasta platea di utenti, composta da centri commerciali, centri sportivi, agriturismi che vogliano dare un’immagine verde, aziende agricole, tenute olivicole o vitivinicole, per le quali la scelta verde esprime un impegno verso il completamento della filiera biologica, e non ultima la pubblica amministrazione, per la quale la produzione di energia pulita diviene strumento di comunicazione di impegno ambientale. Il presupposto è che sul terreno prescelto ci sia la ventosità adeguata, che dev’essere superiore ai 5,6-5,7 metri al secondo per consentire la sostenibilità dell’investimento, considerando un rientro in non più di 9-10 anni.

Il boom del settore ha portato alla crescita di una vera a propria filiera italiana, con la discesa in campo sia di aziende nate ex-novo che di imprese già attive nell’elettromeccanica, decise a diversificare. Un caso classico di questo tipo è Eolicar, start-up del gruppo Olicar della famiglia Bertello, che opera da decenni nell’efficienza energetica e ora si è messa a progettare, produrre e vendere mini aerogeneratori, sfruttando tecnologie del settore aeronautico e aerospaziale, con il sostegno del Politecnico di Torino. Un altro caso è la Metalsistem di Antonello Briosi, che ha avuto la lungimiranza di partecipare alla creazione della Libellula, la mini pala disegnata da Renzo Piano per Enel Green Power.

Libellula è una turbina da 55 kilowatt dal design molto innovativo, sostenuta da una torre alta 20 metri con soli 35 centimetri di diametro, strallata come l’albero di una barca a vela, e alimentata da due ‘ali’ leggerissime in fibra di carbonio e metacrilato che le girano intorno, lunghe 8 metri e capaci di cogliere le correnti d’aria di bassa quota, già a partire dai 2 metri al secondo di velocità. La macchina, che è in fase di test dallo scorso autunno a Molinetto di Pisa, nel centro di ricerca di Enel Green Power, finirà come prima tappa a produrre energia sulla diga di Genova, dove farà bella mostra di sé a pochi metri dallo studio italiano del grande archistar. Come ha detto Luigi Merlo, presidente dell’Autorità Portuale: “L’installazione di queste nuove pale, che hanno minor impatto ambientale, generano più energia e rappresentano una straordinaria novità nel campo delle fonti alternative, è una grande occasione all’interno del progetto di porto intelligente e sostenibile che stiamo varando”.

Sono le stesse considerazioni che vengono in mente a chiunque decida d’installare delle piccole pale al posto di una grande: l’impatto visivo ridotto e la maggiore capacità di cogliere anche venti deboli ne fanno una tecnologia particolarmente adatta a un territorio come il nostro. In un contesto fortemente antropizzato, come certi paesaggi italiani e più in generale europei, dove si fa fatica a usare strumenti giganteschi, con torri da 80-100 metri di altezza e rotori altrettanto grandi, le mini pale potrebbero diventare le corvette che sconfiggono i galeoni. E se l’industria italiana si attrezzerà per tempo, potrebbe battere anche i concorrenti cinesi, che stanno già arrivando.

@elencomelli