Le anime della sharing economy

Da una cena fra quattro amici a un network esteso su tre continenti. OuiShare, l’impresa collettiva nata tre anni fa attorno al blog di Antonin Léonard consocollaborative.com, è ormai un punto di riferimento centrale per l’economia collaborativa europea e non solo, soprattutto grazie all’appuntamento OuiShare Fest, che si tiene in maggio a Parigi e quest’anno per la prima volta si ripeterà anche in novembre a Barcellona. Nella grande kermesse, una specie di Ted dell’economia collaborativa, la galassia OuiShare si riunisce per scambiarsi le idee e fare il punto della situazione, che si sta evolvendo rapidamente, come sempre accade in tutte le economie nascenti. Il dibattito attira migliaia di partecipanti da tutti i settori dell’economia, dal commercio alla salute, dal cibo all’istruzione, dalla mobilità all’energia, dall’immobiliare ai credito, in tre giorni di conferenze, incontri e creatività. Nell’ultima edizione, intitolata “Lost in Transition”, si è dibattuto molto della contraddizione fra le due anime del movimento, quella che cerca di costruire un’utopistica economia senza gerarchie e l’altra, più vicina a Uber e AirBnb, ormai già miliardaria e perfettamente allineata con gli obiettivi dei suoi investitori.

Grazie al suo sito, alla sua rivista e ai suoi libri (l’ultimo è appena uscito e si chiama “Societé collaborative, la fin des hiérarchies”), OuiShare cavalca l’onda di questo dibattito. Ma Léonard e compagni non si limitano alle chiacchiere, sono anche donne e uomini del fare, infatti la loro impresa si auto definisce “think- and do tank”. L’ultimo evento, organizzato in agosto, è stato un eco-hackathon di cinque settimane chiamato Poc21 (Proof of Concept), strizzando l’occhio alla conferenza per il clima, la Cop21, che si svolgerà a Parigi all’inizio di dicembre. Nel campo, un centinaio di giovani ingegneri e designer provenienti da tutto il mondo si sono ritrovati in un castello settecentesco a 50 chilometri da Parigi per realizzare 12 progetti, selezionati fra centinaia di candidati, che offrono delle soluzioni concrete per la transizione energetica e la lotta contro i cambiamenti climatici. I prototipi fabbricati nel FabLab di OuiShare sono principalmente derivati da materiali di recupero – come la centrale solare portatile, la turbina eolica realizzata a partire da una ruota di bicicletta o la “doccia perpetua” che ripulisce l’acqua in tempo reale – e puntano a un utilizzo più ecologico delle risorse a disposizione. L’idea è esporli a Parigi durante la Cop21, per dimostrare a tutti che le soluzioni esistono, basta impegnarsi.

Finanziata da partner di lungo corso privati e pubblici, da sponsor occasionali e dalla vendita dei biglietti d’entrata ai singoli eventi, OuiShare è un’impresa no profit cui partecipano oltre quattromila collaboratori attivi suddivisi in 80 gruppi, presenti in Europa, America Latina, Nord Africa, Israele e ha ormai al suo attivo oltre 200 eventi organizzati in una cinquantina di città diverse. La gestione è il più possibile collaborativa e organizzata in cerchi concentrici, dai collaboratori meno attivi ai quelli più attivi, fino ad arrivare al nucleo centrale, formato dai quattro fondatori: Antonin Léonard, Flore Berlingen, Edwin Mootoosamy e Benjamin Tincq, che ormai si dedicano alla loro creatura quasi a tempo pieno.