Si accenderà l’anno prossimo, nel deserto del Negev, la torre solare più alta al mondo, che soddisferà i consumi energetici del 5% della popolazione israeliana. Il grande faro in costruzione, che ha avuto anche l’appoggio di Leonardo Di Caprio con un post sul suo account Instagram, spicca già oggi sullo sfondo del deserto ad Ashalim, una località non lontana dal kibbutz di Sde Boker, noto per aver ospitato il padre della patria Ben Gurion nei suoi ultimi anni. Rivestita in acciaio inox, la torre di Ashalim sarà visibile da decine di chilometri di distanza: alta ben 250 metri, assorbirà il calore proiettato da 50mila specchi utilizzati per concentrare i raggi verso un punto centrale. Gli eliostati, più grandi del normale, seguiranno il sole su due assi e rifletteranno la luce, indirizzandola verso la vetta dove si trova la caldaia. Qui l’acqua verrà trasformata in vapore dal calore del sole e convogliata verso le turbine a terra, che producono energia elettrica a valori costanti.
La tecnologia del solare termodinamico – che ha il vantaggio di produrre elettricità anche di notte, grazie al fluido che riceve il calore e riesce a immagazzinarlo più a lungo – è più costosa rispetto ai comuni pannelli fotovoltaici, che trasformano direttamente la luce in corrente elettrica, ma è una tecnologia ancora molto giovane e in piena evoluzione. Con ogni centrale che si costruisce, si compiono nuovi passi avanti. “Stiamo facendo dei progressi sia sull’efficienza che sui tempi di costruzione”, spiega Eran Gartner, a capo del consorzio Megalim che gestisce il progetto e comprende il fondo d’investimento israeliano Noy, General Electric e BrightSource, una società che ha già costruito nel deserto del Mojave, in California, la centrale solare di Ivanpah, la più grande del mondo.
“Abbiamo aumentato la dimensione degli specchi di tre volte rispetto alle centrali di prima generazione, progettando torre e caldaia per contenere al massimo i costi”, precisa Gartner, che prevede una rapida evoluzione di questa tecnologia, visto che le centrali termodinamiche a torre sono poco più di una decina in tutto il mondo: “L’efficienza di questi impianti aumenta ogni volta e siamo già in grado di offrire tariffe più competitive”. Gli impianti saranno forniti da General Electric: con una potenza di 121 megawatt, contro i 392 di Ivanpah, la centrale israeliana sarà la quinta del mondo per capacità e costerà 500 milioni di euro. Per ridurre i costi la torre è diventata più smart, usando il wifi al posto dei cavi e si fanno progressi anche sul piano della compatibilità ambientale, ad esempio Ashalim sperimenterà un nuovo sistema per tenere lontani gli uccelli, con degli spray che vaporizzano nell’aria un estratto dalle bucce dell’uva.
“La torre è così alta non per battere qualche record, ma semplicemente per occupare meno territorio: più gli eliostati sono concentrati e maggiore dev’essere l’altezza della torre per ricevere la stessa quantità di raggi solari”, rileva Gartner. La torre occupa infatti solo uno dei quattro lotti messi a gara dal governo, che negli altri tre vuole installare un secondo impianto solare a concentrazione realizzato con una tecnologia diversa, una centrale fotovoltaica da 30 megawatt e un impianto di stoccaggio. Insieme, gli impianti costituiranno il più grande progetto a base di rinnovabili di Israele, con una potenza complessiva di 310 megawatt, avvicinando il Paese al suo obiettivo di generare il 10% di elettricità da fonti rinnovabili.