Autonomia rinnovabile dalla rete (e dal kerosene)

Ci sono 1,3 miliardi di persone nel mondo, di cui l’85% in aree rurali, che non hanno accesso all’elettricità e usano il kerosene o il gasolio come unica fonte di energia. Un altro miliardo è allacciato a reti inaffidabili, che spesso le lascia al buio. Servire questa vasta fetta di umanità con le fonti rinnovabili, anziché con fonti inquinanti come il kerosene – un veleno letale se utilizzato senza gli opportuni criteri di sicurezza – non è solo una necessità ma anche un’opzione economicamente conveniente, grazie alla crescente competitività del solare. In molti contesti di installazioni off-grid e micro-reti rurali, i pannelli abbinati alle batterie sono più convenienti se confrontati con le alternative fossili, come i generatori diesel, o con i grandi elettrodotti di allaccio a reti spesso troppo distanti e poco efficienti. Il vantaggio economico, però, non basta per vincere l’inerzia. Il fotovoltaico abbinato agli accumuli, infatti, ha un alto costo di investimento iniziale e la convenienza si vede soltanto dopo, perché ha costi operativi quasi nulli se paragonati al costo della materia prima che alimenta le tecnologie concorrenti.

Ma le idee per superare lo stallo non mancano e se ne parlerà il 17 giugno a Milano nel seminario su “Rinnovabili e innovazione per dare energia sostenibile a tutti”, organizzato al Museo della Scienza nell’ambito di Expo2015 da Wame (World Access to Modern Energy), l’associazione fondata da Pippo Ranci con il sostegno di otto grandi operatori dell’energia – A2A, Edison, Enel, Eni, E.on, Gas Natural, Gdf Suez e Tenaris-Dalmine, oltre a Expo2015 – per sensibilizzare su questi temi i 20 milioni di visitatori attesi alla manifestazione. Nel convegno e nel sito wame2015.org si riportano le iniziative più innovative per dare luce ed energia sostenibile a chi ne ha bisogno, soprattutto nell’Africa sub-sahariana, ma anche in Asia.

Come l’iniziativa della danese Dazin, che sta diffondendo in Asia un fornello innovativo per cucinare senza produrre fumo, grazie a un dispositivo alimentato dall’energia solare, che consente di gassificare ad altissime temperature le biomasse introdotte come combustibile, invece che bruciarle normalmente. Il fornello, che viene fornito insieme a pastiglie di legno compresso per funzionare al meglio ed evitare lunghe ricerche di combustibile, consente alle donne di cucinare senza respirare i fumi della combustione e offre anche la possibilità di alimentare una lampada a led e di caricare un cellulare. In questo modo, Dazin cerca di affrontare con una soluzione sostenibile il gravissimo problema dell’avvelenamento da fumo, che uccide ogni anno quattro milioni di persone, soprattutto donne e bambini, in base ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nello stesso spirito, Elephant Energy utilizza tecnologie semplici ma innovative per illuminare e dare alimentazione elettrica là dove non c’è. Nokero (acronimo per “no kerosene”), la prima lampadina a led con un mini-impianto solare incorporato, si carica di giorno con il sole e di notte emette una luce forte che dura molte ore per poter leggere o studiare anche nelle improvvise e profonde notti africane. Elephant Energy realizza anche impianti fotovoltaici domestici, accollandosi le spese per la costruzione dell’impianto e poi vendendo l’energia prodotta a consumo. Un sistema sempre più utilizzato in Africa, dove si sta diffondendo il “fotovoltaico a scheda prepagata”: la società installa a casa del cliente un piccolo impianto con batteria, che gli consente di pagare l’elettricità con ricariche simili a quelle del traffico telefonico, salvo riuscire a diventarne proprietario riscattandolo dopo un certo lasso di tempo.

Gli investimenti internazionali nelle società specializzate in sistemi di questo tipo crescono a ritmi rapidissimi. L’anno scorso i finanziatori privati hanno puntato complessivamente 64 milioni di dollari in questi progetti, secondo i calcoli di Greentech Media, e questa cifra è già stata ampiamente superata nel primo trimestre di quest’anno, che si preannuncia un anno di svolta per i sistemi off-grid. Non è solo il modello pay-as-you-go, ma anche l’associazione a sistemi di pagamento via cellulare ad assicurare il successo di queste imprese. Il costo crescente del kerosene e la competitività dei sistemi d’illuminazione a led stanno facendo il resto. Così come molte economie emergenti hanno saltato il passaggio dei telefoni fissi, arrivando direttamente ai cellulari, ora con i sistemi solari off-grid abbinati agli accumuli stanno saltando la dipendenza dalla rete.