La rivoluzione delle bollette elettriche parte dal 1° luglio. E’ solo un primo passo, che coinvolgerà poche decine di migliaia di consumatori, ma potrebbe essere l’inizio di una svolta. Da quella data, una ristretta platea di italiani potrà usufruire per la prima volta di tariffe piatte, non distorte dal sistema progressivo attualmente in vigore, che premia i consumi più bassi con generosi sussidi, ma punisce quelli più alti, addossando sulle spalle dei consumatori medio-alti e delle piccole imprese tutto il peso del caro-bolletta.
Non è esatto affermare, com’è credenza comune, che gli italiani paghino le bollette più salate d’Europa. Grazie al sistema delle tariffe progressive, solo il 40% dei consumatori, quelli che hanno consumi più alti di 2700 kilowattora l’anno, paga doppio: la propria energia e anche l’energia dell’altro 60% di consumatori, quelli che usano meno di 2700 kilowattora l’anno, sussidiando le loro bollette, che infatti sono le più basse d’Europa. In questo modo capita che una famiglia media, con più di due bambini e relative montagne di calzini da lavare, sussidia l’energia del single sprecone che porta le camicie in lavanderia e ne consuma comunque poca. Basta avere una casa grandina e un contatore sopra i 3 kilowatt di potenza per arrivare a pagare quasi 40 centesimi lo stesso kilowattora che la coppia abbiente con tavolo fisso al ristorante paga meno di 20 centesimi.
Ma c’è di più. Oltre che penalizzare le famiglie numerose, le bollette elettriche orrende creano una forte distorsione nel mercato italiano dell’energia, portando a privilegiare l’uso del gas e quindi ostacolando l’efficienza energetica, visto che il vettore elettrico oggi offre importanti vantaggi rispetto al gas, ad esempio nel riscaldamento con le pompe di calore.
Il dibattito sulle tariffe progressive, che trasferiscono sulle bollette elettriche del 40% degli italiani un sussidio che dovrebbe essere di pertinenza del sistema fiscale, dura da anni, ma Guido Bortoni è il primo presidente dell’Authority che ha deciso di agire, cogliendo la palla al balzo dallo spunto sull’efficienza energetica. “Sin dal nostro insediamento, tre anni fa, decidemmo di aprire una stagione di grandi e piccole riforme”, chiosa Bortoni. La prima e più visibile è stata la riforma della bolletta del gas, che ha allineato i prezzi finali alle quotazioni sui mercati spot internazionali, portando in un anno a un calo dell’8% sulla bolletta del gas. Il prossimo passo potrebbe essere altrettanto significativo, molto più importante del famoso decreto “taglia-bollette” tanto caro al governo.
Per la nuova tariffa sperimentale D1, riservata agli utenti che potranno dimostrare di utilizzare i climatizzatori a pompa di calore come impianto di riscaldamento domestico, è stato fissato un costo di circa 23 centesimi di euro al kilowattora rispetto all’attuale progressione, che va dai 14 ai quasi 40 centesimi. Una tariffa media che dovrebbe ben conciliare le esigenze di tutti. Per attivare la tariffa D1 sarà sufficiente esprimere per iscritto un’adesione volontaria al venditore “che provvederà – spiega l’Authority – a trasmetterla al distributore”. I vantaggi attesi sono consistenti: con l’introduzione della nuova tariffa piatta e la diffusione delle pompe di calore incentivata con i meccanismi delle detrazioni fiscali, i clienti potrebbero realizzare risparmi nei costi dell’elettricità tra il 10 e il 25%.
Se vorrà allargare la platea delle tariffe piatte, però, l’Authority dovrà superare le resistenze delle associazioni consumatori, che difendono il 60% di famiglie sussidiate contro il 40% di quelle che il sussidio lo pagano. Ai consumatori si aggiunge anche una parte degli ambientalisti, che considera lo sconto in bolletta a chi consuma di meno come una forma di incentivo all’efficienza energetica. Ma non è di questo parere Assorinnovabili, l’associazione che raccoglie gli operatori delle fonti rinnovabili. “In un Paese con un mix energetico così sbilanciato sul gas, l’eliminazione delle tariffe progressive potrebbe rivitalizzare i consumi elettrici e dare un mercato all’efficienza energetica, con una maggiore diffusione delle pompe di calore”, commenta Agostino Re Rebaudengo di Assorinnovabili. In tutto il resto d’Europa, è già così. Ma in Italia è tutto più difficile.